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Lamberto Giannini, professore del Liceo Classico Niccolini Palli di Livorno e direttore della Compagnia di Teatro Inclusivo Mayor Von Frinzius, non si vuole prendere meriti; ma leggendo l’intervista di seguito a darglieli è lo stesso Giorgio Chiellini: una parte di merito ce l’ha anche lui, nell’avergli instillato la mentalità vincente che lo ha caratterizzato per tutta la carriera.
 
Un ragazzo dolce, sensibile, impegnato, curioso e intelligente. Ma anche un vincente, uno che ha saputo mettere prima il noi dell’io e, per questo, ha attirato le antipatie degli avversari.
 
Questo il ritratto di Giorgio Chiellini che emerge dall’intervista con il Professor Giannini che Chiellini lo conosce da quando aveva 8 anni.
 
 
 Dove nasce la sua conoscenza, poi amicizia, con Giorgio Chiellini? “Nasce quando Giorgio aveva nemmeno 8 anni. Io coordinavo i centri estivi del Comune di Livorno e lui veniva con il gemello. Apprezzò molto come li organizzavo perché io facevo delle gare e lui si esaltava. Aveva questa voglia di vincere che lo ha sempre caratterizzato, ma senza arrivismo. Lui non voleva vincere per dimostrarsi migliore degli altri, a lui piaceva la vittoria. Nei giochi di squadra se vedeva qualcuno più abile in qualcosa, lui si tirava indietro pur di vincere. Si fece un progetto, La Città dei Ragazzi, dovevano organizzarsi tutte le attività per conto loro e lui fece una campagna elettorale incredibile e diventò Sindaco. Aveva questa voglia, se c’è una gara ci si metteva a tutta. Lui e Claudio, caratteri diversi ma molto simili”.
 
Professore, ascolto le sue parole e mi sembra di rivedere il Chiellini che abbiamo poi visto in campo negli anni…
 
“Non mi prendo merito, ogni tanto me lo dà lui e dice che gliel’ho anche insegnata io questa volontà di vittoria. Un concetto rivoluzionario, anche quando tutto sembrava perduto Giorgio lo vedevi in campo e c’era sempre, non ha mai mollato. Mi riesce difficile parlarne al passato come calciatore. Io mi sono esaltato a vederlo. Oltre al bene che gli voglio, è il tipo di calciatore che mi piace, essenziale che punta dritto al risultato. Risoluto in tutto, come in questa scelta, netto senza tanta enfasi mediatica”.
 
Chiellini ha sempre mantenuto un rapporto stretto con Livorno e i progetti che lei porta avanti, come la compagnia di teatro Mayor Von Frinzius…
 
Da 14 anni finanzia la compagnia che va avanti anche grazie a Giorgio. Sempre presente, quando è a Livorno viene alle prove, se riesce agli spettacoli, prima dello spettacolo ci manda video di sostegno. Un legame forte con la città, mantenuto alla Giorgio. Senza volresi far vedere, ma agendo sulle situazioni. Quando ci fu l’alluvione mi telefonò per cercare di fare qualcosa insieme e si partì con una raccolta fondi. Con questa forza d’animo, questa cosa che lui sa che nella vita si può perdere, ma con questa forza d’animo di dire facciamo di tutto perché ciò non accada e in questo ha una concentrazione incredibile”.
 
Ha altri aneddoti del Chiellini uomo da raccontarci?
 
Come calciatore vale tantissimo, come uomo ancora di più. È di una sensibilità enorme. Al centro estivo facevamo questa gara folle che erano le mini Olimpiadi, ogni squadra sommava i punti e i punti diventavano rigori, con cui Giorgio non ha mai avuto un ottimo rapporto. Giorgio è arrivato 4 volte secondo, l’ultima volta sbagliando il rigore decisivo e ricordo ancora le lacrime disperate e mi disse: io nello sport potrò vincere tanto, ma le mini Olimpiadi non le ho mai vinte. Nell’ultimo messaggio che mi ha mandato in questi giorni mi ha scritto: “Ho vinto tanto in carriera, però mi mancano mini Olimpiadi, Mondiali e Champions”. E poi quando c’è uno spettacolo importante mi chiama per darci la carica, quando sa che c’è una gara ancora di più perché sa che c’è una competizione. Non ha mai perso di vista curiosità e interessi per altre cose, ha sempre distinto la carriera che si è meritato ma sapendo bene che è stato anche un privilegiato. Non ha mai tenuto un atteggiamento spocchioso. Andando ai tremila all’ora è sempre riuscito a mantenere i rapporti con tutti. Sembra di volerlo esaltare, ma lui è davvero così”.
 
Mi viene in mente, dall’altra parte, che Chiellini è stato tanto criticato in questi anni per la sua rudezza in campo. Cosa ne pensa?
 
“La sua grande ispirazione è quella, quando gioca vuole essere antipatico agli avversari, l’obiettivo è quello. Se l’avversario ti sta simpatico… Io penso che gli attaccanti faranno una grande festa, brinderanno al ritiro di Chiellini, per loro la vita sarà molto più semplice e meno dolorosa”.
 
Lo ha sentito in questi giorni?
 
“Sì, l’ho sentito dopo il risultato, ho guardato la partita del Los Angeles, ho sofferto. Peccato sia finita con una sconfitta, ma non toglie nulla alla sua carriera. Stava bene, ha dato tutto, ha fatto pressione sull’arbitro, ha giocato come si gioca a tutta, non era una partita d’addio. Ha cercato di vincere in tutti i modi. Ha vinto tanto, ma ci sono state tante sconfitte. Mi viene in mente un aneddoto…”.
 
Ci dica
 
Io andai a Cardiff, il momento in cui ha tirato su la maglia perché probabilmente piangeva, io lo ricordo con il dolore dell’amico. Speravo fosse una bella festa. Ma anche dopo una sconfitta del genere si è rialzato ed è ripartito, ha provato a vincere quella Champions maledetta, anche in America. Jung diceva che ci sono dei destini, si vede che quella cosa non doveva accadere. Magari, chissà, succederà da dirigente”.
 
Ci siamo, si chiude un capitolo e se ne apre un altro. Secondo lei è pronto per un ruolo da dirigente?
 
“Se sarà alla Juventus non lo so. Sicuramente lui è pronto, se fossi un presidente darei le chiavi a Chiellini. Ha un’intelligenza, una capacità, una visione. È anche spietato nel giudizio, anche su sé stesso. Sarebbe un ottimo dirigente, capace di dialogare con tutti. Sarebbe anche meno antipatico agli avversari, fuori dal campo è il ragazzo più dolce che uno possa immaginare. Metterebbe una bella cultura per riuscire a vincere per la soddisfazione della vittoria. Lui è sempre stato questo, non essere considerato ma vincere. Quando veniva a giocare a calcetto a Livorno, veniva per vincere pure lì. Non veniva a fare il fuoriclasse, con lo spirito che se si gioca tra amici si vince. Pronto per una carriera di altissimo livello, sarebbe folle per la Juventus perdere una competenza del genere ma non credo che accadrà. È un valore aggiunto assoluto, non gli interessa primeggiare ma che la squadra vinca”.
 
Una dote per nulla comune…
 
“Ormai oltre alle aziende Juve, Milan, ecc… ci sono le aziende individuali, i calciatori. Lui, invece, sposa le cause. Anche a Los Angeles è stato amatissimo perché ha sposato la causa di questa squadra che voleva provare ad avere la supremazia cittadina, vincere un MLS e ci sono riusciti. Anche lì ha sposato la causa, come la sposò a Livorno, lui c’era quando dalla C con un doppio salto siamo andati in Serie A. A Firenze lo odiano ma lo ricordano con grande piacere, un anno lì in prestito e ha dato tutto pure lì. Uno che sposa la causa è un ottimo dirigente che non farà mai le cose per sé stesso”.
 
E rivederlo nel Livorno sarebbe un sogno…
 
“Enorme! Ci ho sperato, ma lui rimane a Los Angeles, ho provato a dirglielo. I progetti sono altri, ora si prende 6 mesi di riflessione negli Usa e poi tiferò dove andrà lui”.
 
Si ringrazia il Professor Giannini per la disponibilità dimostrata.