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    Juve, non aspettiamoci i risultati. Allegri è l'uomo sbagliato per guidare la transizione

    Juve, non aspettiamoci i risultati. Allegri è l'uomo sbagliato per guidare la transizione

    • Omar Savoldi
      Omar Savoldi
    Resta perché “non è un vigliacco”? Oppure perché il canto delle sirene arabe non era poi così irresistibile, anche  se  i grandi vanno a morire a Riad. O resta perché proprio di lui, della sua esperienza, del suo equilibrio e della sua capacità di navigare in acque tempestose non si può fare a meno? O, ancora, perché il suo esonero costerebbe troppo?

    E' facile rispondere: per tutte queste cose. Ma la permanenza di Allegri alla Juventus è opportuna? A Torino il clima è cambiato radicalmente. Dopo gli anni d'intemperanze “rivoluzionarie”, di “largo ai giovani” e il “vecchio Marotta” da rottamare, si torna alla Restaurazione. Quella dei numeri, degli organigrammi, poi, potendo, quella degli esuberi, infine l'ultima, ma non meno importante, quella delle aspettative.

    Non aspettiamoci nulla, in chiave di risultati, ovvero scudetto, coppe nostrane e straniere (anche se l'Uefa lasciasse aperta la porta Conference). La parola chiave è transizione o periodo d'attesa  dopo lo shock, ad ogni livello, del 2022-2023.

    Transizione verso dove? Prima di tutto, speriamo, nella cancellazione di molti equivoci in organico e la loro sostituzione con giocatori che non siano bolliti o demotivati. Alex Sandro, Cuadrado, Bonucci, De Sciglio, Arthur, Rugani, McKennie, Zakaria, dovrebbero cambiare aria. Lo stesso Rabiot non vale sacrifici estremi. Transizione, poi, verso un cambiamento di mentalità in grado di cancellare del tutto quell' ansia da prestazione che ormai attanaglia la squadra da anni. Perdere per la paura di perdere è la cosa peggiore, quindi meglio provare a giocare. Sì, perdere ma scrollarsi di dosso quella specie di terrore di sbagliare che fa balbettare un calcio lento e timoroso. Altro che “vincere non è importante, è l'unica cosa che conta” e nemmeno “fino alla fine”. Piuttosto quel “live ahead”, quel “vivere avanti”, nuovo motto che non ha mai attecchito. Bisognerebbe vivere avanti, guardando un po' indietro. Cioè: prudenza societaria e entusiasmo atletico. Forse Scanavino e Ferrero riusciranno a recuperare antiche virtù sabaude, ma è Allegri l'uomo giusto per liberarsi dai fantasmi del passato e generare un nuovo slancio sul campo? Pensiamo di no. Pensiamo che non approfitterà dell'anno sabbatico per provare a cambiare la testa dei giocatori. Anche perché prima dovrebbe cambiare la sua. E non ci pare il tipo.

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