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    Perché è stata ancora ribadita la fiducia a Thiago Motta: si proverà a recuperare la Juve fino alla fine

    Perché è stata ancora ribadita la fiducia a Thiago Motta: si proverà a recuperare la Juve fino alla fine

    • Cristiano Corbo
    Non tutto è stato da buttare, ma la missione è fallita. Una frase tanto semplice quanto emblematica che riassume il clima alla Continassa. Ci sono spunti da cui ripartire, persino giocatori su cui investire – il lavoro di Thiago con i giovani resta un valore aggiunto –, ma non si può riscrivere la realtà, né mascherarla. Il punto è chiaro: così non si può andare avanti. E, a prescindere dalle decisioni future, non si potrà farlo insieme.


    Il percorso di Thiago Motta alla Juventus


    Si continua a tentare di ricucire – l’intervento di Giuntoli negli spogliatoi, le parole concilianti, il pranzo chiarificatore – non per disperazione, ma perché al momento sembra l’unica via percorribile. La priorità, oggi, è serrare le fila attorno all’allenatore, nella speranza che riesca a innescare una reazione capace di consolidare, una volta per tutte, il quarto posto. 

    Un obiettivo cruciale. Di questo si è discusso, di questo si parlerà ancora nei prossimi giorni. La settimana bianconera sarà scandita da tre fasi: prima, razionalizzare la situazione; poi, con il rientro di tutti i giocatori, ricreare entusiasmo; infine, battere il Genoa.


    La rottura tra le parti


    Non sarà semplice, né immediato. Dove c’è bisogno di ricucire, significa che c’è stata una rottura. Quanto sia profonda, la società deve ancora capirlo appieno. La squadra sostiene Thiago – lo ha ribadito anche Di Gregorio in conferenza – ma certe dichiarazioni pubbliche lasciano il tempo che trovano. La realtà è che il rapporto tra le parti appare logoro. La Fiorentina ha colpito esattamente dove aveva già affondato l’Atalanta, segno che gli errori non sono stati assimilati e che lo stesso Thiago non ha saputo correggere le fragilità evidenziate contro la Dea.

    Ricompatarsi, restare uniti: parole giuste, ma che valgono solo per un gruppo sano. Anche l’allenatore, però, deve fare la sua parte. Dalle scelte di formazione – spesso discutibili – alla rigidità nella gestione dello spogliatoio, fino alla questione dei leader, messi ai margini o addirittura salutati in tempi di mercato, Motta ha avuto carta bianca. Giuntoli lo ha assecondato su tutto. Il risultato? I fatti dimostrano che il vero limite del suo lavoro è stato proprio nella gestione. E questi limiti, soprattutto caratteriali, potrebbero costargli caro molto prima del previsto.

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