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    Thiago Motta segua l'esempio di Sarri: è - forse - l'unica strada che gli rimane

    Thiago Motta segua l'esempio di Sarri: è - forse - l'unica strada che gli rimane

    • Andrea Ajello
    Se è chiaro a tutti come il futuro di Thiago Motta sia segnato e non è più tanto questione di capire se ma quando finirà la storia con la Juventus, anche la squadra è consapevole della situazione. Magari il gruppo già dopo la disfatta a Firenze, la seconda nel giro di una settimana, si aspettava di non ritrovare il tecnico alla Continassa. D'altronde, l'esonero immediato di Thiago Motta era una possibilità da prendere in considerazione, almeno fino alle parole di Cristiano Giuntoli, che ha "bloccato" l'immaginazione di altri scenari, almeno nel brevissimo termine. La domanda allora è come può un allenatore che ha già fissata la propria data di scadenza, recuperare un gruppo da cui settimana dopo settimana è riuscito sempre meno a farsi seguire?
     

    Come Thiago Motta può 'salvare' la stagione?


    Serve ridurre la distanza tra i giocatori, quelli più "importanti" in prima linea, e il tecnico. E il passo incontro è chiamato a farlo Thiago Motta, almeno fino a quando gli sarà permesso. Motta dovrà seguire l'esempio di Maurizio Sarri. Come? Dimostrando di essere pronto a mettere da parte alcune delle idee che si è portato dietro in questi mesi, sia in campo che fuori. Servono i compromessi, parola che non fa parte del vocabolario di Motta e che probabilmente viene vista più come una resa che come una qualità che un allenatore deve avere. Ma d'altronde anche Sarri non era arrivato con il pensiero di lasciare da parte un po' del suo modo di vedere il calcio. Ma l'ha fatto, ascoltando la squadra, capendo cosa poteva funzionare e cosa no per raggiungere l'obiettivo.
     

    Thiago Motta e Sarri: le similitudini alla Juventus


    Premessa obbligatoria, l'attuale allenatore della Juventus è alla prima esperienza in una big; Sarri quando è arrivato a Torino aveva appena vinto un'Europa League con il Chelsea e vissuto un triennio importante con il Napoli. Aveva quindi già affrontato spogliatoi importanti, non come quello di quella Juve ma comunque di alto livello. 

    Come adesso, anche in quella stagione uno dei temi principali era il rapporto tra lo spogliatoio e il tecnico, l'empatia che mancava tra le parti, che non si sono mai comprese appieno. Era necessario però portare la barca in porto. Porto che in quel caso era lo scudetto e questa volta è il quarto posto, a evidenziare altre  differenze tra le due situazioni.

    Come ben diversa è la "barca" da guidare; Sarri aveva un gruppo storico reduce da anni di vittorie, campioni come Buffon, Chiellini, Barzagli, Ronaldo, Dybala e molti altri. Un gruppo che aveva avuto la forza di andare oltre i problemi e le incomprensioni. Si è parlato di Scudetto in autogestione in quel caso. Ma oltre ai meriti di una squadra in grado di andare avanti anche da "sola", c'erano stati quelli di Sarri, bravo a capire che forse, la cosa più importante era non fare danni e centrare l'obiettivo per salutarsi poi almeno con un trofeo.

    E' indubbio che ci sono diverse categorie di differenza tra quei giocatori e quelli attuali; ma anche il traguardo da raggiungere è ben meno impegnativo. La palla quindi passa a Thiago, partendo dalle scelte di campo e dalle parole. Ci sono nove partite di campionato; non è assolutamente detto che il tecnico le farà tutte ma l'unico modo che ha per salvare almeno l'obiettivo minimo in campionato è fare due, tre, quattro passi indietro. Ascoltare i giocatori, capire insieme quale sia la strada migliore per questo finale di stagione. Da solo, non può salvarsi, con i giocatori, una possibilità c'è. Ad andare dritto sulla propria strada ha già sbattuto la testa diverse volte, e con lui, la Juventus. 

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