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E' come una ruota che gira, un ciclo che riparte. Ed è la vecchia storia delle stagioni nate storte: un crociato di qua, un altro di là, tutte queste assenze e pure i gol al 93esimo. Ora: dite ciò che volete, prendetevela con chi vi pare, ma Thiago Motta è stato uno degli allenatori più sfortunati degli ultimi anni alla Juventus. Ciò non vuol dire che la cattiva sorte non la si possa anche con un po' auto-produrre, anzi. Basti vedere i cambi adoperati a Lecce, un po' immagine del momento, un po' simbolo della presunzione malcelata del tecnico. 

C'è un discorso più profondo, però, che va fatto: questa Juve non ha malizia, e se ne lamentava pure Max Allegri. Il progetto giovani è estremamente intrigante, ma bisogna reggerlo coi pensieri e non solo con i conti a posto. Cioè: bisogna accettare che le annate possano prendere una piega del genere, pure se ti chiami Juventus. Così si va avanti, così si progredisce, così si diventa umani: accogliendo le fragilità e gli alti e i bassi di un percorso. 

Sembra un discorso arrendevole, e in fondo un po' lo è. Perché Lecce dà la dimensione più reale della Juve: non è una squadra da scudetto, semmai è una squadra che faticherà a trovare continuità e che quindi suderà per prendersi una delle prime quattro posizioni. Iniziamo a calare in questa mentalità, altrimenti sono guai serissimi e si rischia di giudicare male tutto. A partire dal mercato e proseguendo soprattutto con Thiago Motta. 

Finito qui, a Via del Mare, il tempo di sognare in grande. La Juventus dei ragazzi dovrà riscoprirsi adulta, con il peso delle responsabilità e quello delle aspettative tutto sulle spalle. Di certo, così si cresce più in fretta. Ma nessuno sa il prezzo che occorrerà pagare.