Redazione Calciomercato

La Juventus di Tudor come un giorno di sole dopo settimane di pioggia. Portate comunque un ombrello
Però la vittoria era ciò che contava. Tudor l'ha detto a inizio partita e ha utilizzato il verbo "vincere" come parola di chiusura della sua serata allo Stadium. "Le emozioni? Sì, belle. Ma qua c'è da portare le partite a casa". Nient'altro ha significato, pure in un contesto in cui il minimo sorriso è pieno di nostalgia, forza, sogni realizzati. No, ci sarà tempo per analizzare gli uffici facce e quel miscuglio di sensazioni che si fa benzina quotidiana. Nel mentre, bisogna instradarsi verso la qualificazione Champions.
Ma c'è stato un vero e proprio effetto Tudor? Sì, la realtà è che qualcosa si è visto, soprattutto nell'approccio. Poi forse è subentrata un po' di paura. La ricerca della verticalità si è notata dal primo minuto. E in particolare dal gesticolare dell'allenatore, che ha anticipato i tempi della rivoluzione - gli esterni "particolari", la difesa subito a 3, Vlahovic dentro e Kolo sempre fuori - perché ogni secondo e ogni minuto hanno un prezzo altissimo. Da evitare accuratamente di pagare.
Tutto sommato, tutto giusto. Cioè: con una traccia da sfruttare sul futuro. Perché la manovra migliorerà, diversi giocatori sono cresciuti già a gara in corso e hanno trovato le contromisure - vedi Kelly, però pure Thuram, quindi non dipende solo dal momento -, e in generale Tudor avrà "una settimana piena" per arrivare a Roma potendo entrare di più nel cuore dei suoi giocatori e ancor di più nelle loro teste. Non c'è altro da fare, in questo mini campionato da 8 partite e con l'obiettivo che è un aut aut: dentro o fuori, potenza di fuoco o risanamento da parte della proprietà. Vorrebbero evitarlo tutti, dal primo all'ultimo uomo della Continassa.
Un passaggio di testimone, insomma, c'è stato. Koopmeiners è stato forse l'ultima immagine legata alla più brutta Juventus di Thiago (che non è stata sempre così brutta, anzi: non lo è stata quasi mai), mentre Nico Gonzalez è la sensazione che qualcosa stia cambiando, che si possa giocare di sacrificio e qualità. Roma, ad aprile, è "sempre un bel posto in cui giocare". Lo diceva Allegri. Ai tempi, ci arrivava con mezzo scudetto cucito sul petto, la brezza della Capitale gli dava la sensazione che tutto fosse possibile. Ecco: ieri un po' si è avuta, ma solo un po'. Come un primo giorno di sole dopo troppi di pioggia. C'è chi si fida, c'è chi comunque si porta l'ombrello.
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