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Tudor, un carattere forte e due rotture clamorose: cosa è successo con Marsiglia e Lazio
La corsa per la successione al tecnico che sembra ormai giunto definitivamente ai titoli di coda era ristretta a due nomi, ma da qualche ora l'inerzia sta puntando prepotentemente in una precisa direzione: è corsa a due tra Igor Tudor e Roberto Mancini, con il croato che in questo momento sembrerebbe il nome caldo per prendere le redini del timone bianconero. Il croato è infatti stato individuato come il profilo ideale per provare a dare una decisa sterzata al finale di stagione della Juve. E a giudicare dalle sue precedenti avventure da allenatore, personalità e carisma sembrano abbondare in dosi massicce.
Come è andata l'esperienza di Tudor al Marsiglia
L'ultima esperienza in Italia di Tudor risale alla primavera scorsa, quando è stato chiamato a sostituire il dimissionario Maurizio Sarri alla Lazio. Persona dal carattere molto forte, a detta di alcuni anche "ruvido", il classe 1978 era reduce da un'annata al Marsiglia, risultata tutt'altro che semplice nonostante il terzo posto finale in classifica.

Le parole di Longoria
"Ciò che ha sofferto Igor non lo augurerei al mio peggior nemico" aveva dichiarato il patron della società francese Pablo Longoria, spiegando che "si è ritrovato in un club dove tutti erano contro di lui, dentro e fuori. Molte persone si sono organizzate per aumentare la tensione contro di lui". "La gente chiedeva il ritorno di Jorge Sampaoli, altri chiedevano di dare potere ai giocatori. Ci sono state richieste ai gruppi di tifosi per rimuovere l'allenatore. Quando sono tornato al Marsiglia, sentivo che il pre-campionato era come la 37esima giornata di campionato, ci si doveva giocare la vita. Non è normale", aveva aggiunto Longoria.
Perché Tudor ha rotto con la Lazio
Per lui, che aveva annunciato la sua scelta di lasciare la panchina in una conferenza stampa, anche un rapporto non idilliaco con lo spogliatoio della squadra e con la piazza, appunto, cosa che poi si è ripetuta alla Lazio, dove è rimasto appena 79 giorni finendo per rassegnare le dimissioni esattamente come il suo predecessore. In casa biancoceleste, Tudor aveva rotto completamente con il passato di Sarri, tanto che avrebbe voluto cambiare dieci giocatori: molti di questi erano stati acquistati in estate (Matteo Guendouzi, Nicolò Rovella e Gustav Isaksen), inoltre non aveva digerito il trattamento riservato in sede di rinnovo a Daichi Kamada, che con lui era diventato centrale e avrebbe dovuto esserlo anche nella stagione successiva. Qualcosa, insomma, si era rovinato in corsa. Anche perché a marzo il tecnico aveva promosso gran parte della squadra, considerandola adatta alle sue idee, mentre a maggio era di altro avviso. E questo ha spiazzato la società, fino all'addio. Ora Tudor è di nuovo libero, in attesa di un'eventuale chiamata da quella Juventus che non ha mai dimenticato.
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