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    Tudor e la 'terapia' per la Juventus: nel primo discorso ha insistito su un aspetto

    Tudor e la 'terapia' per la Juventus: nel primo discorso ha insistito su un aspetto

    • Cristiano Corbo, inviato a Torino
    "Siamo la Juventus". E' iniziato più o meno così, il discorso di Igor Tudor, e con tre parole ha provato a far capire tutto quello che bisognava far capire. Cioè che la Juve è veramente un'altra roba, che questa battuta d'arresto deve essere appunto questo: una battuta d'arresto e nulla di più. Si proverà a ripartire, e forte. Si proverà a ricominciare, e sin da subito. E se l'allenamento di ieri è stato con la richiesta pressante di intensità, quello di oggi inizierà a dare letture tattiche interessanti. Aspettando domani e il gruppo al completo. 

    Tudor alla squadra


    Se vi aspettate una roba tipo Al Pacino in "Ogni maledetta domenica", no, ecco, non è andata proprio così. Anche perché Tudor non ha visto buonissima parte della squadra che comporrà il suo gruppo, i suoi ragazzi, gli uomini indicati per la missione. Le parole più pesanti le riserverà a tutti mercoledì, quando chiarirà la sua proposta e quando procederà pure con un po' di colloqui individuali, iniziando subito la fase due: quella della "terapia". 



    Individuare il problema per poi risolverlo: ha indicato questo concetto qui come base di partenza per cose più grandi, un'intenzione più che nobile. Il succo delle parole è stato comunque molto chiaro ed estremamente netto: non si può essere questa roba qua, serve subito un cambio netto. E a partire dall'atteggiamento avuto dai calciatori, quello che per il tecnico è stato il vero freno della rivoluzione targata Motta. 

    In punta di piedi, con estrema umiltà ed educazione, Igor prova a prendersi la Juventus. Consapevole di un elemento sopra ogni altra cosa: sarà complicato essere all'altezza dello stemma che ha indossato con estremo orgoglio.

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