
Tudor, per la Juventus niente rivoluzioni (a parole). Ma Thiago Motta è già lontano
La 'rottura' di Tudor rispetto a Thiago Motta
Ecco, proprio da questo punto di vista Tudor è stato molto chiaro: "Proverò a trovare le posizioni giuste per loro, è il mio obiettivo. Si devono sentire a loro agio giocando dove possono fare di più. Ma quando uno è forte, è facile trovargli un ruolo", le sue parole nella conferenza stampa di ieri, in riferimento soprattutto a Kenan Yildiz e Teun Koopmeiners che con Thiago Motta hanno sempre faticato non poco a livello tattico, utilizzati in posizioni diverse senza però riuscire mai - almeno nel caso dell'olandese - a rendere come avevano abituato. In queste parole di Tudor, dunque, si può individuare il primo "antimottismo" dichiarato: se prima ruoli fissi non esistevano, adesso si tornerà a una certa classicità, anche se il nuovo allenatore sfrutterà in ogni caso gli effetti di qualche forzatura del predecessore come Manuel Locatelli in difesa e Nico Gonzalez come un "pendolo", quasi a tutta fascia.

Thiago Motta, comunque, non è mai stato nominato da Tudor, che si è limitato a dire che "non sarebbe educato parlare del passato". E Tudor, a essere onesti, non ha nemmeno parlato di svolte, cambiamenti o rivoluzioni, eppure leggendo le sue dichiarazioni in controluce sembra proprio di essere di fronte a un ribaltamento di metodi e di abitudini, "come se ci fosse bisogno di cancellare un incidente della storia", scrive La Repubblica. D'altronde, il croato è esattamente l'opposto dell'italo-brasiliano in quanto a personalità e caratteristiche, ma è molto lontano da lui anche considerando il passato, che nel suo caso trasuda juventinità.
Quanto sono distanti i due allenatori
Quanto i due siano davvero distanti, poi, lo si capirà a partire da domani, dall'undici titolare anti-Genoa che, comunque vada, sembra destinato a essere abbastanza diverso rispetto a quelli visti nel recente passato. Se non altro perché in attacco Dusan Vlahovic potrebbe tornare subito ad essere protagonista al fianco di Randal Kolo Muani, mentre la difesa potrebbe evolvere in una linea a tre (senza per questo snaturare completamente il lavoro di Thiago Motta). Poi sì, qualche scelta di rottura potrebbe pure esserci: come un Teun Koopmeiners in panchina, che già di per sé avrebbe un qualcosa di rivoluzionario. Perché ok, forse non è tutto da buttare. Ma un cambio in panchina, alla Juventus come in qualsiasi squadra del mondo, deve necessariamente portare una ventata di novità, per poter funzionare.
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