La situazione dunque ricorda molto quella vissuta dalla Juventus nel 2006, durante la calda estate di Calciopoli. Allora, come ora, la dirigenza venne rasa al suolo, e a gestire il mercato venne buttato, da un giorno all'altro, il giovane Alessio Secco. Nella Juve attuale, Francesco Calvo è stato nominato come chief football officer: sarà lui il nuovo capo dell'area sportiva al fianco del direttore generale Maurizio Scanavino. Insieme a Calvo, in prima fila sul mercato ci saranno anche Giovanni Manna (ds della Juve Next Gen) e Matteo Tognozzi (responsabile dell'area scouting).
Nel 2006, con la Juve in B, da Torino ci fu una fuga di campioni: da Cannavaro a Ibrahimovic, da Vieira a Thuram, da Emerson a Zambrotta, per finire con Mutu, furono in tanti a salutare la Signora. Nel 2023, la situazione potrebbe riproporsi, perché il club potrebbe essere costretto a cedere almeno un big per fare cassa, e perché gli stessi top player della Juve potrebbero essere tentati di cedere alle lusinghe di altri club, se l'alternativa bianconera fosse quella di non giocare in Europa. I primi indiziati sono ovviamente i giocatori a fine contratto con ingaggi pesanti, con altre offerte o con rendimento deludente, giocatori che difficilmente rimarrannno. E parliamo dei vari Rabiot, Di Maria, Paredes, Cuadrado e Alex Sandro. Diverso il capitolo Milik, per il quale può essere trovata una soluzione per la permanenza.
Sono però soprattutto altri nomi, legati alla Juve da contratti più lunghi, a preoccupare i tifosi. Sono i giocatori con i quali una Juve in estrema difficoltà potrebbe riuscire a fare cassa, anche in modo importante. I nomi sono soprattutto quelli di tre elementi che, in una situazione virtuosa, nei piani della società dovrebbero costituire la spina dorsale della Juve dei prossimi anni: Gleison Bremer, Federico Chiesa e Dusan Vlahovic. Da risorse in campo a risorse per il bilancio, assecondando anche le loro legittime aspirazioni. Fra i tre, almeno un sacrificio potrebbe rendersi necessario.