Non illudiamoci, per carità, questo è soltanto un primissimo assaggio. Ma si osserva nitidamente come Thiago Motta, in poche settimane di lavoro, abbia già dato un’identità alla squadra. Certo, da definire passando anche da altri tre tasselli (oltre Kalulu) ancora da inserire in rosa. Tuttavia, i principi di gioco sono chiari e lo saranno sempre di più.
E poi c’è il coraggio. Che, appunto, ce l’hai o non ce l’hai. E Thiago Motta ne ha da vendere. Vedi la chance affidata dall’inizio a Samuel Mbangula, 2004, già protagonista nelle amichevoli estive. Ebbene, il belga ha ripagato questo attestato di stima con goal e assist più – in generale – una performance promettente. Un inchino sotto la Sud e la netta sensazione che sia destinato a rimanere definitivamente in prima squadra.
Il coraggio, dicevamo, anche di rischiare. Specialmente nella primissima costruzione, usi e costumi differenti per Madama rispetto al recente passato. D’altra parte, si sa, Thiago Motta è fatto così: richiede grande abnegazione nelle due fasi, il tutto privilegiando trame chiare e redditizie.
Segna pure Weah, al centro del progetto marchiato TM, in campo per 45’ caratterizzati da un problema muscolare che, per forza di cose, dovrà portare Il dg Cristiano Giuntoli ad accelerare per rimpolpare il parco ali.
Impossibile non menzionare l’estro di Yildiz e la serata di Vlahovic. Il serbo assapora la rete (annullata per fuorigioco iniziale di Cambiaso), colpisce due legni e sfiora la gioia personale in altre due circostanze. Frizzante.
Ora, però, la palla passa alla società. Chiamata a puntellare l’organico sempre all’insegna della qualità. Dato: nella ripresa contro il Como, a testimonianza della bontà del progetto, la Juve ha proposto quattro calciatori passati dalla Next Gen: Mbangula, Yildiz, Savona e Fagioli. Non male, affatto.