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    Juventus, cosa sei? Dopo 6 mesi non c'è una risposta, ma solo una speranza

    Juventus, cosa sei? Dopo 6 mesi non c'è una risposta, ma solo una speranza

    • Cristiano Corbo
      Cristiano Corbo
    Qual è stata, in fondo, la differenza con un altro pareggio o con le ultime sconfitte? Eh, uno bello grosso. Cioè la vittoria. Allora togliamoci subito il dente, evidenziamo l'elefante e capiamo quanto grande sia la stanza, mai abbastanza per contenerlo: per questa Juventus vale la legge della carestia. Cioè: con la pancia piena può permettersi dei ragionamenti ad alta voce, quasi urlati. Quando ha fame, però, basta cibarsi di tutto. Purché sazi. 

    Così, a fine partita, tutto è tornato nella normalità delle cose. Ci si è difesi addirittura dalle accuse di ruberie, un segnale enorme per chi ambisce a diventare - pardon, a tornare - una grande squadra. Si è rimasti delusi del gioco, ma la delusione ha fatto immediatamente spallucce e si è ben consolata guardando la classifica. E pensando: la Juve è proprio lì dove dovrebbe essere, in attesa naturalmente degli altri risultati, di ripiombare nella paura del "chissà se ce la faremo". 

    Non si parla delle difficoltà, per un weekend si preferirà ignorare. Né si discuterà della gestione degli uomini chiave. Del perché Koopmeiners sia in totale difficoltà e comunque costantemente in campo. Del motivo per cui Motta, pure quando il pareggio era l'unica strada prevista, abbia scelto di cestinare qualsiasi ipotesi di doppia punta con Dusan Vlahovic che ha guadagnato gli spogliatoi anzitempo salvo poi rientrare a fine partita. 

    Non è che tutto, proprio tutto almeno, vada dimenticato e perciò sacrificato sull'altare della vittoria. Perché sarebbe come schiacciare i vestiti in valigia, sedersi sopra le malformazioni di una poltrona, concedersi ai giochi d'equilibrio, una pallina dopo l'altra e ancora un'altra e ancora un'altra, magari mentre stai pedalando su una ruota. Roba complicatissima, che ti va bene una volta, perché ti capita un rigore all'86', ma sai benissimo come e quanto la regola dica tutt'altro. Praticamente l'opposto. 

    Il senso di tutto però, ecco, sfugge. Sfila via. Ci porta a vibrazioni da "Come mai" degli 883: seduti in una stanza, sperando in un sì, cioè che ogni particella della nuova filosofia si riveli vincente. Perché al momento l'immagine è proprio quella di un puzzle: c'è un risultato ben evidente nelle intenzioni, ma al centro del tavolo è caos totale, e neanche i bordi sono stati completati, quelli che dopo 6 mesi avrebbero garantito continuità d'azione. 

    Bisogna essere soddisfatti, dunque? Bisogna essere fiduciosi, in realtà. Perché se tutto davvero è destinato a girare, allora pure la fortuna pare essersi allineata. Martedì capiremo cos'è questa squadra. E ancora con l'Inter, e ancora a Eindhoven. E ancora dopo. Sensazione: Motta sa dove arrivare, aspettava forse soltanto il vento a favore.

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