E non sono pochi, considerando anche la sola Juve, dove sta tenendo banco pure un altro caso del tutto simile come quello riguardante Dean Huijsen. Nel recente passato si sono fatte elucubrazioni di questo tipo su gente come Nicolò Rovella, Mattia Caldara e diversi altri giovani che, loro malgrado, sono quasi spariti dai radar, ma anche, seppur con una connotazione un po' diversa, su Kingsley Coman e Matthijs De Ligt, giusto per citarne alcuni.
Il cuore del discorso, in realtà, è molto semplice: è impossibile, a priori, prevedere quale piega prenderà la carriera di un giocatore promettente, ma con ancora tutto da dimostrare. Di conseguenza - in mancanza di un forte e un po' irrazionale "brivido" come quello che i bianconeri hanno percepito per esempio con Kenan Yildiz - l'unico appiglio utile per imboccare una strada piuttosto che un'altra può essere quello rappresentato dall'aspetto economico. Ed è proprio qui che si spiega la "fretta" della Juve nel voler cedere Matias Soulè (al miglior offerente): al di là di ogni valutazione fisica o tecnico-tattica che dir si voglia, Cristiano Giuntoli e colleghi hanno intuito che questo poteva essere il momento giusto per sacrificare il giovane argentino, soprattutto perché un tesoretto da 30 milioni di euro - aggiunto poi a quello derivante da altre operazioni simili - è letteralmente manna dal cielo, materiale indispensabile per un club che vuole a tutti i costi un Teun Koopmeiners. Che, a differenza di Soulè, non è un'allettante promessa ma una solida garanzia.