Redazione Calciomercato

La storia di Thiago ci insegna qualcosa che avremmo dovuto già sapere. Non sei tu a cambiare la Juve, ma è la Juve a cambiare te
Una situazione non inusuale nel calcio, ma alla Juventus sì. Soprattutto se provi a compattare l'ambiente, se tiri dritto per la tua idea, persino quando hai paura di affondare. Chi crederà alle parole di Giuntoli, da adesso in poi? Dovrà guardarsi bene dal farlo Igor Tudor, scelto perché combacia perfettamente i paletti dei costi-benefici. In bocca al lupo nel rivitalizzare una squadra parsa a volte molto forte, quasi sempre molto fragile.
Non con le urla, li dovrà riprendere Igor. Quell'animo da condottiero sarà solo una parte del tutto, prima nelle intenzioni del tecnico croato ci sarà capire i problemi, analizzarli, espanderli per poi sgonfiarli. Di sicuro, Igor, che conosce la Juve, che conosce il ruolo di allenatore della Juve, che sa quanto conti vincere e quanto tutto il resto davvero importi relativamente, ha davanti a sé l'occasione di una vita, quella che cullava da quando ha iniziato questo mestiere. C'è profondo rispetto per la sua gavetta. Così come per la passione. Riempie il cuore.
A Thiago resta invece poco da dire: massacrato, mortificato, criticato, fatto a pezzi peggio della sua idea di calcio. E' stato spesso colpito più l'uomo e meno il tecnico. Rigido, si è detto. Quasi robotico, non uno da sorrisoni larghi e battute in conferenza, insomma da TikTok. Ce l'ha messa tutta e quel tutto non è bastato. La sensazione è che possa solo imparare da uno scotto del genere: dalla Juve ha capito soprattutto cosa non fare nel prossimo approccio con una grande squadra. Non mancherà.
A prescindere, tutta questa storia ci insegna qualcosa che avremmo dovuto già sapere, Giuntoli compreso: non sei tu a cambiare la Juventus, ma è sempre la Juventus a cambiare te. Con Thiago era nata un'idea dalle premesse e dalle promesse completamente errate. E oggi siamo qui a spezzare le illusioni, pur legittime.
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