Vincere è ancora "l'unica cosa che conta" in casa Juventus? Secondo Il Corriere dello Sport, la ricerca spasmodica del successo e la spavalderia di annunciarlo come un obiettivo alla portata, secondo il motto di agnelliana e bonipertiana memoria, si stanno "lentamente annacquando in una multinazionale che guarda al futuro e nel frattempo cambia pelle", con l'equilibrio finanziario come unico credo. "Siamo una squadra giovane e il nostro obiettivo è solo migliorare", ha detto non a caso pochi giorni fa John Elkann, ma anche nel bilancio approvato dal club di recente non si parla apertamente né di scudetto né di trofei, bensì di qualificazione alla prossima Champions e di raggiungimento degli ottavi di finale di questa edizione, obiettivo fondamentale per evitare pesanti ricadute sul bilancio.
"Dopotutto, nel calcio 4.0 gli scudetti e le coppe valgono molto meno di un giro di giostra nei grandi tornei internazionali", scrive il quotidiano. "Non serve mica strafare: entrare tra le prime 16 d'Europa è sufficiente per incassare dai 50 ai 60 milioni di soli premi, senza considerare sponsor e incassi. I conti della Juve lo certificano: le perdite per 199 milioni di euro sono causate in gran parte - 130 milioni - proprio dall'anno di esilio dall'Europa che conta. Più che vincere, l'importante ora è partecipare. Lo spirito del barone de Coubertin sembra aleggiare sulla Continassa, con buona pace di quello zoccolo duro di appassionati che iniziano a mugugnare, non trovando tutto questo gusto in un quarto posto".