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Zinedine Zidane e Pavel Nedved: due nomi stampati a fuoco nel cuore dei tifosi juventini. Gol, giocate di qualità, trofei e carisma. Eppure, anche due mostri sacri della storia bianconera hanno vissuto momenti complicati. “Dopo quattro mesi venne da me e mi disse che, se fosse stata mia intenzione cederlo a causa del suo rendimento, lo avrebbe capito”: questo il racconto di Marcello Lippi, sull’inizio dell’esperienza di Zidane alla Vecchia Signora. Il giovane talento francese, arrivato dal Bordeaux, ci mise del tempo ad abituarsi ad allenamenti molto più duri e ad una rigidità tattica a cui era estraneo. Poi, come ricorda Tuttosport, in una notte di fine ottobre Zidane prende la Juve per mano, contro l’Inter, segna, incanta e trascina, e da lì la svolta. Destino simile quello di Nedved che, dopo un inizio complicato, viene spostato dietro le punte da Marcello Lippi, trova la consacrazione e dà un contributo importante alla vittoria dello scudetto del 2002, quello del 5 maggio: anche in questo caso c’è di mezzo l’Inter.
 
Non può e non deve preoccupare il momento di difficoltà attraversato da Dusan Vlahovic. Perché le qualità sono evidenti e l’ambientamento in bianconero richiede tempo. Mercoledì la finale di Coppa Italia e chissà che, come per Zidane e Nedved, anche per il serbo l’Inter non rappresenti una svolta definitiva.