Forse Vlahovic vorrebbe somigliare a Ibrahimovic, che è il suo idolo, e in effetti lo ricorda per tante caratteristiche: la prestanza, quasi la prepotenza fisica; la capacità di giocare anche per la squadra oltre che per se stesso; la cattiveria agonistica che nasce pure dalla storia personale di entrambi. C’è però un ex attaccante della Juve, che Vlahovic non ha vissuto da vicino ma che probabilmente ha osservato in filmati di qualche tempo fa, al quale a nostro avviso Dusan assomiglia ancora di più: Christian Vieri.
Vieri aveva le doti che abbiamo elencato per Ibrahimovic, il quale però - forse anche per una superiore sensibilità tecnica - tende di più a uscire dall’area in modo da fare spazio per gli inserimenti dei compagni. Zlatan, in certi momenti della partita e in certe squadre, si trasforma quasi in trequartista, e si diverte anche a occupare una posizione che non è quella del centravanti puro. Vlahovic, come Vieri, no: sono animali da area di rigore, è lì che vivono e dominano, lavorando per se stessi e per la squadra. Non solo: Dusan ricorda Bobo anche per certe fughe prepotenti a campo aperto, quasi incontenibili per forza e qualità. Caratteristiche, queste, che sono buone perfino per il contropiede, quando serve. Infine, Vlahovic e Vieri sono mancini. E anche per questo si somigliano.
Attenzione, però: Vlahovic ha appena compiuto 22 anni e Vieri alla sua età non era forte come lui. Quando arrivò alla Juve dall’Atalanta, nell’estate del 1996, Bobo aveva appena compiuto 23 anni ed era un progetto di campione. In quella stagione, tra mille sofferenze e la tentazione di mollare tutto, migliorò tantissimo, anche sul piano tecnico, grazie soprattutto al lavoro paziente e intelligente di Narciso Pezzotti, vice di Lippi. E forse non è un caso che Allegri, a commento della prima gara di Vlahovic in bianconero, abbia sottolineato come il serbo debba ancora crescere. Ha bisogno, anche lui, di un Pezzotti.
@steagresti