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La sfida tra Cremonese e Juve, che domani vivrà un nuovo capitolo, è già passata alla storia. Era il 21 gennaio 1996, quindi quasi 27 anni fa, quando Pietro Vierchowod salvò la Vecchia Signora dalla sconfitta segnando il gol del 3-3 finale (il suo primo in campionato con la maglia bianconera), tra le proteste dei padroni di casa. Era il 92'30", pieno recupero di una gara dalle mille emozioni (con tanto di malore per il presidente del club grigiorosso che fu costretto al ricovero in ospedale), aperta dalle reti di Gianluca Vialli e Fabrizio Ravanelli e poi ribaltata dai lombardi: nella marcatura bianconera "in zona Cesarini" non c'era niente di irregolare, semplicemente i sei minuti extra concessi dall'arbitro Strafoggia non erano stati ben definiti. Anche qui nulla di sensazionale perché - ebbene sì - all'epoca non esisteva ancora ufficialmente l'usanza, che solo alcuni fischietti come Graziano Cesari adottavano, di annunciare esplicitamente il recupero dopo lo scoccare del 90', nonostante sempre più spesso, con sei cambi a partita e frequenti perdite di tempo, fosse necessario allungare il match.

Ma allora perché, come si diceva, quella sfida - ultimo precedente allo Stadio Zini tra le due squadre - è passata alla storia? La risposta è subito data: dopo quella frazione di gioco infinita, il designatore Paolo Casarin decise infatti che era arrivato il momento di prendere una decisione, e fu bravissimo a convincere immediatamente la Serie A (e poi la FIFA) della necessità di indicare chiaramente l'entità del recupero, secondo una consuetudine che al giorno d'oggi pare tanto semplice quanto scontata. E così, dall'11 febbraio seguente, il quarto uomo a bordocampo sarebbe stato dotato di lavagnetta, con la prima segnalazione che risale proprio al posticipo di quella sera tra Fiorentina e Parma. Un breve tuffo nel passato, per entrare nel clima della partita di domani. Che forse non passerà ugualmente alla storia, ma che per la Juve segnerà l'inizio di un nuovo capitolo, dentro e anche fuori dal campo.