CANTIERE - L'analisi veloce, rapida e dolorosa parla di un cantiere fondamentalmente ancora aperto. Di un'idea abbozzata che si è trascinata avanti, senza però un reale confronto con la prima squadra. Negli altri campionati, così decantati, la coerenza di fondo della seconda squadra è facilmente rintracciabile nel rapporto fisso e di fiducia con il punto cardine dell'intero movimento, e cioè 'quella dei grandi'. L'unione non ha fatto la forza di nessuna. Anzi: non si è proprio vista. Non per demeriti di Allegri o Zironelli, ci mancherebbe: è che alla base è venuta meno la creazione di un filo rosso che potesse unire i due gruppi. Troppo ampia la differenza, troppo diversi gli obiettivi. Quelli dell'Under 23, poi, cambiati in corsa.
SPERANZA - La salvezza ha aiutato praticamente tutti a ritenere l'ultima annata solo una fase di transizione. La speranza, adesso, è che il progetto venga chiarito. E che il percorso tecnico diventi continuo e non balbuziente. Tutti gli alibi del caso sono stati giustamente utilizzati: nessuno ha mai preteso il contrario o che il nome s'imponesse sulla qualità - non eccelsa - messa a disposizione dell'ex tecnico del Bari. Però questa è la Juve. Una parte di Juve. E di aiuti concreti, o di crescite sulle quali poter seriamente contare in ottica prima squadra, non ne sono arrivati. Appuntamento alla prossima stagione, comunque.