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Dicevano che una telefonata allungava la vita, nel caso di Domenico Berardi gliel'ha cambiata. Perché la telefonata c'è stata, ma la risposta tanto attesa non è mai arrivata. Torniamo indietro di qualche anno,  primavera 2016: Beppe Marotta, allora dirigente della Juventus e l'ad del Sassuolo Giuseppe Carnevali trovato l'intesa per il trasferimento dell'attaccante in bianconero. Stretta di mano, tutto fatto. Mancano 'solo' le firme sui contratti. Marotta chiama, Berardi NON risponde. E lo fa apposta eh. L'attaccante vedeva il numero sul display del cellulare ma di parlare di andare alla Juve non ne voleva proprio sapere. Così quella mancata risposta fece saltare tutto e per Berardi in bianconero non se ne fece più nulla.

LA COMPROPRIETA' - Una sliding door che l'attaccante classe '94 ricorda col sorriso di chi ieri sera ha segnato con la maglia della Nazionale nel debutto dell'Italia al cammino verso il Mondiale 2022 in Qatar. Berardi alla fine non si è più mosso dal Sassuolo nonostante gli interessi di Milan e Inter due anni dopo come racconta Calciomercato.com. E pensare che la Juventus avrebbe potuto prenderlo molto prima, quando nel 2013 la metà del cartellino del giocatore andò ai bianconeri per 4 milioni di euro circa. Due anni dopo abolirono le comproprietà, Berardi doveva andare tutto da una parte o dall'altra e alla fine rimase al Sassuolo che prese il controllo totale del giocatore. Storie di mercato sull'asse Juve-Sassuolo e quel telefono di Berardi che squillò a vuoto.