LE SOLUZIONI - Alla prima di campionato, contro il Sassuolo, la Juve è scesa in campo con un 4-4-1-1, con Di Maria alle spalle di Vlahovic, e la coppia Danilo-Alex Sandro sui lati esterni della difesa, dietro a un centrocampo composto da Cuadrado, Zakaria, Locatelli e McKennie, con quest'ultimo chiamato, in linea teorica, anche a inserirsi davanti. Seconda giornata, subito un cambiamento, in parte forzato per l'infortunio del Fideo: contro la Sampdoria è stata quindi la volta del 4-3-3 con il tridente offensivo formato da Cuadrado, Vlahovic e Kostic, un modulo poi confermato contro la Roma e a seguire contro Spezia, Fiorentina, Salernitana e Monza. La gara della riscossa, quella di una settimana fa contro il Bologna, è stata invece segnata dall'utilizzo del 4-4-2, con la coppia composta da Vlahovic e Milik rivelatasi "esplosiva" e vincente. E poi ancora il 3-5-2, adottato in Champions League ma anche in altre occasioni a partita in corso, e la sperimentazione del 3-4-1-2 (o 3-4-3), per consentire a Kostic di spingere maggiormente sulla fascia e "liberare" Di Maria per servire il duo d'attacco, oltre che per agevolare dietro Bremer da sempre abituato alla difesa a 3.
LA SORPRESA - Una Juve dai tanti volti, insomma, contro un Milan sostanzialmente "a una sola faccia". Che però - ed ecco la mossa a sorpresa - potrebbe cambiare proprio questa sera dopo gli infortuni di Messias e Saelemaekers, slittando verso il 4-3-3 con il rilancio di Pobega dal primo minuto. Il "primo" cambiamento potrà essere decisivo?