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Ci sono dati che sottolineano un momento, che tirano le linee di una situazione da risolvere, ce ne sono altri che invece dipingono il quadro di una stagione intera, inquadrando un problema che nel tempo si è fatto cronico. Verrebbe da pensare - scrive Tuttosport - che i soli 45 gol segnati dalla Juventus, mai così pochi dal 1999-2000 e che la vedono al sesto posto in Serie A per reti realizzate, siano il frutto dell’atteggiamento difensivistico e attendista della squadra di Massimiliano Allegri. Ma vedendo bene le partite dei bianconeri potrebbe però venire il dubbio che la squadra le occasioni le crei, certo senza dare spettacolo e non in numero record, ma le crei. Così, tramite i dati della Math and Sport l’analista Alessandro Buccheri spiega: «La Juve è una squadra che tiene poco il possesso, con il 48% è l’ultima tra le prime 10 della classifica, e a livello logico-probabilistico meno tempo tieni il pallone meno ne hai per essere pericoloso. Così come recuperare palla subito dopo averla persa permetterebbe di attaccare un avversario meno ordinato e più vulnerabile, mentre la Juve è penultima in Serie A per recuperi entro 5 secondi dalla perdita del possesso: 24 ogni 90 minuti (la media è 28)».  
 

Juventus, il problema: calcia tanto, ma spesso male


Eppure, riescono ad essere pericolosi: «Nonostante quanto detto, il valore di xGol per tiro (ossia la probabilità statistica che un tiro diventi gol, in base a posizione, tipo, situazione e altri parametri, ndr) e la distanza media di tiro sono dati molto positivi, che vedono la Juve rispettivamente quinta e terza in Serie A, con 0,09 xGol per tiro e una distanza media di 15,8 metri: la Juve è tendenzialmente molto pericolosa quando arriva al tiro, anche grazie alla distanza da cui ci arriva». E ci arriva pure spesso, in media 13,7 volte a partita che le valgono il quarto posto in campionato: solo Napoli, Inter e Milan calciano più spesso verso la porta avversaria (mentre solo Atalanta e Inter, 14,9 e 15,4 metri, calciano da più vicino). Il problema è che, nonostante distanza e situazioni ottimali, come si è visto, di quei 13,7 tiri a partita i giocatori di Allegri ne mettono nello specchio solo 3,66: «Il dato più forte che emerge dall’analisi della fase offensiva bianconera è la disparità tra il numero di tiri a partita e quello dei tiri nello specchio. Confermato anche dalla differenza negativa tra gol realizzati, 45, e xGol prodotti, 47,4: un -2,4 che tra le prime 10 della classifica è migliore solo del -2,5 del Torino e del -2,9 del Napoli». Ed è decisamente lontano dal +14,7 della Roma (56 gol fatti a fronte di 41,3 xGol prodotti), dal +13,1 dell’Atalanta (57 gol e 43,9 xGol), dal +10,3 del Milan (63 gol e 52,7 xGol) e dal +9,2 dell’Inter (77 gol e 67,8 xGol), si legge ancora su Tuttosport.

Juventus, il nodo centrocampo: rendimento lontanissimo dai top


Inoltre, spicca il ridotto contributo realizzativo dei centrocampisti: 5 gol in tre di Rabiot (4) Locatelli (1) e McKennie (0, parzialmente compensato da 7 assist). E non a caso la Juventus cerca rinforzi proprio lì: «Koopmeiners e Ferguson, se non si fosse infortunato, sarebbero rinforzi ideali. Ci si aspettava di meglio da Rabiot, soprattutto per passaggi chiave (che creano un’occasione da gol, ndr): per tiri e passaggi verso l’area è in media con gli altri centrocampisti della Serie A, mentre svetta per tocchi in area avversaria. Quest’anno è meno in fiducia e quindi tenta giocate più semplici, si spinge meno in avanti, anche se comunque l’apporto è superiore a McKennie e Locatelli. Locatelli in nessun dato riesce a essere superiore alla media pari ruolo». Insomma, numeri piuttosto chiari.


 
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