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La grande risposta, a prescindere dalla prestazione. La grande rivincita, perché quanto accaduto a inizio ottobre non si può certamente dimenticare. La super vittoria: e il nome della competizione è una traccia ma non è certamente la sostanza del tema. Quella è tutta di Andrea Pirlo, dei suoi ragazzi, del suo gruppo. Alla prima finale della sua carriera, le gambe del tecnico non hanno tremato: ha cambiato e ha inciso, quindi ha trionfato. Il sorriso a fine gara valeva forse tutte le critiche, tutti i dubbi accumulati sinora: è stata la più candida delle liberazioni, la più vera delle soddisfazioni. E l'abbraccio con lo staff, che subito l'ha cercato e preso gli si è avvinghiato attorno, è la soddisfazione di un gruppo che non ha mai smesso di credere in se stesso e nel progetto Juventus. Anche quando le cose sono andate male, parecchio male. 

LA SVOLTA - Una rondine non fa primavera: l'aveva detto Rino Gattuso nella conferenza stampa di ieri, riferendosi al momento difficile passato dai bianconeri. Come spesso gli capita, aveva ragione. Alla fine, ha vinto la Juventus, che da dieci anni ha un trofeo da portare al museo. Persino nell'annata più complicata, con alti, bassi e troppi mezzi, a Torino la stagione prende una piega importante, entra di diritto in una storia che continua a non avere altri eguali. Tutti parlano, sì. Ma i 'soliti' alzano il livello e le coppe. Tutti parlano, sì. Ma l'identità Juventus, quella tanto bistrattata dopo San Siro, questa sera s'è vista tutta. S'è vista la voglia di lottare e di non trascinarsi verso la fine. S'è vista la fame che ha questo gruppo, che sempre avrà, a prescindere da chi c'è e da chi c'è stato. S'è vista unità, d'intenti e di voglia. Con la figura dell'allenatore al centro: un sorriso lunghissimo, lo sguardo sul futuro.