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  • Modulo, mentalità e scelte chiare: la cura Tudor fa effetto, cosa è cambiato rispetto alla Juve di Thiago Motta

    Modulo, mentalità e scelte chiare: la cura Tudor fa effetto, cosa è cambiato rispetto alla Juve di Thiago Motta

    • Michael Di Chiaro
    La Juventus ha strappato un pareggio davvero importante allo Stadio Olimpico, seppur subendo la rimonta giallorossa, che lascia in eredità buonissime sensazioni in vista del rush finale di un campionato che metterà di fronte alla Juve sette partite cruciali, destinate a definire il destino dei bianconeri con vista sulla prossima Champions League.

    Igor Tudor, in tal senso, sta provando a metterci del suo e dopo una manciata di giorni, le tracce del suo operato sembrano tangibili dopo sole due partite ufficiali e appena una decina di giorni di lavoro con il gruppo al completo.

    Dopo la vittoria con il Genoa, è arrivato un solido pareggio sul campo della Roma che ha consentito ai bianconeri di agganciare provvisoriamente il quarto posto - in attesa di Bologna-Napoli - e di portarsi a -2 dal terzo occupato dall'Atalanta. Ma cosa è cambiato in così poco tempo rispetto alla Juventus di Thiago Motta?
     

    Il modulo


    Il primo cambiamento evidente importato dal tecnico croato è ovviamente quello legato al modulo e ai capisaldi della difesa a tre, il vero grande punto di rottura con il passato recente. Il 4-2-3-1 di Thiago Motta è finito in soffitta per lasciare spazio ad un 3-4-2-1 che sembra in grado di valorizzare al meglio le caratteristiche dei giocatori a disposizione della nuova guida tecnica bianconera.

    La Juve, nonostante le opzioni assai ridotte in difesa, sembra già aver assimilato il nuovo modulo e il nuovo tipo di impostazione richiesta da Tudor. Le prossime settimane saranno determinanti al fine di cementare questi principi e farli fruttare in campo nelle sette gare rimaste.
     

    Mentalità 



    La Juventus di Igor Tudor è cambiata soprattutto dal punto di vista della mentalità e dell'impronta che la squadra bianconera vuole dare alle sue partite. Il fitto giropalla sul quale ha lavorato Thiago Motta ha lasciato spazio ad una squadra più verticale, che non disdegna nemmeno qualche lancio lungo, e che soprattutto ha alzato il livello del pressing e del ritmo, parso invece fin troppo compassato nelle ultime uscite.

    Il grande merito di Tudor, sin qui, è stato proprio quello di essere riuscito a lavorare sulla testa dei giocatori, creando un blocco granitico che rema nella stessa direzione. Uno spirito che invece con Motta sembrava irrimediabilmente smarrito.
     


    Scelte chiare e continuità



    Un altro e forse il più clamoroso elemento di distacco con la Juve di Motta è quello relativo alle scelte di formazione. Thiago, infatti, ha sollecitato la sua squadra con tantissimi avvicendamenti di ruolo, di uomini e di formazione. Tudor, invece, sembra aver imboccato la strada opposta: scelte chiare, logiche e definite. Una continuità sulla quale costruire un mini ciclo di partite semplicemente determinanti.

     L'allenatore juventino ha avuto il merito di lanciare da subito segnali chiari e inequivocabili: dalla fascia di capitano, non più itinerante ma assegnata di diritto a Locatelli, fino agli interpreti, ai quali Tudor chiede continuità. E per farlo tanti saluti al frenetico turnover che ha invece contraddistinto la gestione mottiana.

    Tudor, al rispetto al suo predecessore, sembra avere trovato un undici titolare base: Renato Veiga a guidare la difesa, Locatelli e Thuram in mezzo al campo, Yildiz alle spalle di Vlahovic.

    Rispetto alla gara col Genoa solo due i cambi di formazione: Kalulu per Gatti e Weah per Koopmeiners, di cui uno obbligato causa infortunio del difensore azzurro. In attesa del definitivo rientro di Cambiaso, insomma, la Juventus di Tudor è fatta.
     

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