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Siccome è la più amata e la più odiata d'Italia ogni partita della Juve viene passata sotto la lente d'ingrandimento. Tutto si esagera: mezzo centimetro diventa mezzo metro, le vittorie di misura sono messe in discussione, una partita balorda è “l'inizio della fine”.

 Per tanti motivi, la Juventus attuale non è una grande squadra. Si può definire buona, ma il Milan di qualche anno fa non era una grande squadra e ha vinto uno scudetto.

 L'inizio di questo campionato poi è stato difficile per tutte le squadre di vertice, che vanno ancora a corrente alternata. Con la Juve il trattamento è un po' diverso: vince contro la Lazio e allora si candida per il tricolore, perde (in maniera beffarda) contro il Sassuolo e quindi “ci risiamo” col gioco stentato, la confusione, il balbettio. I bianconeri provengono da stagioni non proprio esaltanti, perciò la storia recente non li aiuta, ma se vincono uno a zero col Lecce è “corto muso”, se l'Inter vince uno a zero contro l'Empoli “impone la sua legge”.

Prendiamo proprio l'ultima partita di martedì sera. E' vero la squadra non ha brillato, ha tirato poco in porta, però l'avversario, una delle compagini più in forma di questo periodo, in porta non ha tirato mai. E' difficile vedere una partita in cui una delle due squadre non impegna nemmeno una volta il portiere avversario. Eppure tutti a lodare il Lecce per il bel palleggio, che per altro gli ha permesso di entrare nell' area juventina una sola volta, e tutti a accusare la Juventus di aver fatto solo tre tiri. L'idea che Davide meriti sempre di vincere anche se le prende da Golia è biblica, radicata nei nostri desiderata, ma non sempre risulta calzante.

 La Juventus ha problemi a centrocampo, Rabiot fisicamente non è ancora al massimo, Bremer difende bene, ma imposta male, Locatelli va a corrente alternata, Fagioli deve prendere le misure col nuovo ruolo, però contro il Lecce i bianconeri hanno meritato di vincere e le critiche sono parse eccessive.