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Oggi, la Juventus ha reso ufficiali i motivi della ricapitalizzazione promossa con l'ultima assemblea degli azionisti. Una nota prudente, come spesso accade quando in gioco ci sono certe cifre (i 300 milioni di investimento rappresentano il massimo per il campionato italiano) sottolinea una situazione finanziaria che paga a caro prezzo una rosa che ha incrementato il suo peso, sfiorando i 500 milioni. Come scrive Marco Bellinazzo su Il Sole 24 ore, i bianconeri stanno pagando il prezzo finanziario dell'acquisto di Cristiano Ronaldo: un investimento, anch'esso, che è servito a rilanciare il brand del club nel mondo, ma che - in aggiunta alle mancate cessioni estive - si sta facendo pagare a caro prezzo. Metà dei suddetti 300 milioni, infatti, serviranno a far rifiatare le casse del club che, al momento, ​sta affrontando “una situazione di tensione finanziaria non disponendo di capitale circolante sufficiente a far fronte al proprio fabbisogno finanziario”. 

Sostanzialmente, nel peggiore dei casi possibili, la Juventus non ha la liquidità per sostenere i costi di gestione dei prossimi dodici mesi. Come spiega Bellinazzo, la nota del club è precauzionalmente catastrofica, perché dovrebbero venir meno non solo la ricapitalizzazione, ma anche tutte le assicurazioni bancarie di cui gode la società. Ed Exor, azionista di maggioranza con il 63,8%, ha già promesso di fare la sua parte (da ​191,2 milioni). Insomma, i toni mascherano la realtà in negativo, ma dietro alla tempesta non si nasconde per forza il sole. La Juventus, come in una partita di Monopoly giocata senza liquidi, nella speranza che il tiro di dadi dell'avversario lo porti sull'albergo appena costruito, sta giocando sul debito. Si legge ancora su Il Sole: "​La Juve ha chiuso gli ultimi due esercizi con “perdite prima delle imposte”, quelle tecnicamente rilevanti per la Uefa, per un totale di 36,8 milioni (26,8 nel 2019 e 10 nel 2018). Il limite ammesso dalla Uefa sul triennio è di 30 milioni di passivo", a cui andranno però sottratti i costi virtuosi, come gli investimenti su vivaio e femminile.

Se a ciò si aggiunge un indebitamento finanziario incrementato nei tre mesi trascorsi dalla chiusura del bilancio di giugno e l'ultimo aggiornamento di settembre (​ 585,2 milioni rispetto ai 473,2 milioni precedenti), si capisce come la situazione possa farsi rischiosa qualora s'inceppasse il meccanismo economico messo in moto con la ricapitalizzazione. L'urgenza non è proprio dietro l'angolo, come detto e ripetuto. Il tesoretto può essere raggiunto con le cessioni, ma anche con l'aumento dei ricavi grazie a CR7: appare chiaro come la strategia quasi spregiudicata del club possa incorrere nei rischi. Un fattore che accomuna in parte la Juventus ai grandi club europei (con meccanismi differenti, visto l'azionariato popolare, Barcellona e Real Madrid hanno sempre vissuto sul debito e conseguente rifinanziamento). Se da una parte quindi può essere un segnale positivo, dall'altra c'è sempre il timore che, se qualcosa andasse storto, la Juve si trovi costretta a fare qualche retromarcia, pagandone probabilmente a livello sportivo. Ecco, anche il rendimento della squadra gioca un ruolo fondamentale, con ottavi e riqualificazione in Champions che sono i veri obiettivi imprescindibili. Un passo falso in tal senso, sarebbe davvero catastrofico.