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Il caso è esploso e dal territorio piemontese la deflagrazione rimbomba fino a raggiungere tutto il territorio nazionale. La denuncia, l’ultima in ordine cronologico, ma probabilmente la più rumorosa, arriva dalle colonne della Gazzetta dello Sport che ha ascoltato le parole di Pier Cesare Uras, dirigente del Gassino San Raffaele: “In Piemonte la Juventus impedisce ai club legati al Torino di partecipare ai tornei, riservati ai bambini da 7 a 13 anni, nei quali sono iscritte le Academy e le società affiliate ai bianconeri”.
 
Sempre dalle pagine della Rosea, si tiene conto della posizione in merito del club bianconero: “La Juventus fa notare che le sue squadre giovanili giocano contro tutte le altre nei tornei organizzati dalla Figc provinciale: non potrebbe fare altrimenti. Si conferma invece che, per quanto riguarda quelli disputati al di fuori della Federcalcio, il club bianconero dà alle sue Academy l’indicazione di selezionare i tornei ai quali partecipare, tenendo conto degli avversari”.
 
Come detto, la vicenda è deflagrata, tanto che, come riporta Torino Cronaca, il presidente del club Cit Turin annuncia: “Stiamo preparando un esposto alla procura federale contro la Juve”. Sulla questione, poi, oltre alle realtà locali si sono concentrati commentatori di vario tipo che, ci sentiamo di dirlo, davvero poco interessati alle vicende dei giovanissimi calciatori hanno piuttosto “annusato” la preda e colto un’occasione in più per scagliarsi contro il club bianconero.
 
Ma cosa sta succedendo? Per andare un po’ più affondo nella questione, merita prendere in considerazione le parole di chi, da decenni, segue attentamente le vicende del calcio giovanile piemontese. Parliamo del giornale Sprint e Sport e del suo direttore Claudio Verretto che, in alcuni editoriali, sposta il punto di vista e approfondisce la questione.
 
Nell’articolo, “Tornei di Scuola calcio, dopo l'omertà tanta confusione”, Verretto scrive: “Cominciamo col dire che non ci sono comunicazioni ufficiali, né da parte del Torino né della Juventus, ci sono però delle evidenze e dicono in maniera incontrovertibile che le due società, tacitamente o no, hanno deciso di non partecipare agli stessi tornei della Scuola calcio quando vengono invitate in regione. Potremmo fare diversi esempi e se sarà necessario pubblicheremo i calendari dei tornei, quello che invece ci preme sottolineare è che, per quanto discutibile, è una scelta che va condivisa. Non è infatti possibile che le due società si trovino in prima pagina sui giornali coinvolte per fatti di cronaca non potendo fare nulla. E ci riferiamo al fatto che ripetutamente sugli spalti i genitori sono venuti alle mani. Dopodiché si potrà obiettare che sembra impossibile che due società di questa levatura non riescano a fare pressione sui genitori affinché si comportino in maniera civile, ma diciamolo senza falsa ipocrisia, riuscire ad avere tutto sotto controllo è impossibile. (…) Tanto per incominciare non c'è nessun contratto che vincola le società della galassia Juve a rispettare la regola per cui se fai parte di una famiglia le tue squadre non possono partecipare ai tornei dove sono state invitate anche le società della galassia Toro. Al massimo si potrà dire che la Juve caldeggia questa scelta, questo perché proteggere i propri investimenti è un diritto. E la Juve sul territorio piemontese investe fior di quattrini. Il Torino può dire altrettanto? Semmai sono le società che devono avere la sensibilità per capire dove sì e dove non escludere a priori la partecipazione”.
 
Su Sprint e Sport, però, l’argomento veniva affrontato già a dicembre, sempre Verretto – in un articolo intitolato “Tornei della Scuola calcio, l'omertà sembra farla da padrone” – scrive:
 
“Ora sappiamo, almeno dalle testimonianze fin qui raccolte, perché sia il Torino che la Juventus preferiscono evitare di entrare in "contatto", del perché cioè chiedono di non partecipare agli stessi tornei. Il problema, tanto per cambiare, riguarda i genitori. E noi siamo andati a spulciare anche nel nostro recente archivio per verificare se quanto ci veniva detto era vero e in effetti, seppur parzialmente, abbiamo trovato dei riscontri. Spesso, sovente e volentieri ogni volta che due squadre delle due società si incontrano sulle tribune scoppia il finimondo con mamme e papà che finiscono per venire alle mani. Qualcuno dirà che è la norma, rifiutiamo questo stereotipo. Non è così, non è la norma, succede raramente”.

Per concludere, è evidente come la situazione sia spiacevole e quanto sia necessario uno sforzo per superare l’impasse. Altrettanto evidente, però, è la prontezza di riflessi di chi, nella canea mediatica, non aspetta altro che puntare il dito contro il club bianconero. Ascoltare chi conosce territorio, meccanismi e club, quantomeno, aiuta ad avere il quadro della situazione.