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Non è da tutti e ci sarà un perché. Ma la Juve, il suo JHotel, ora ha quasi l’obbligo di sfruttarlo a dovere, ed è pronta a farlo. Eccoci allora all’alba della fase 2 del calcio italiano: il 13 giugno si riparte - Malagó dixit - e va organizzata l’accoglienza, disposta la permanenza. Di tutti. A differenza dell'Inter, che invece ieri ha fatto sapere di non ritenere applicabile il protocollo della Figc, in quanto la Pinetina non è ben attrezzata: per questo, a queste condizioni non farà ripartire gli allenamenti collettivi.

NIENTE RITIRO - No al mini ritiro. I calciatori, attraverso l’Aic, hanno chiarito di non volersi trincerare dietro un bunker anti contagio, ma di rimanere a contatto stretto almeno con le famiglie. Considerando la fase emergenziale che avvolge ancora Torino, saranno però in tanti i bianconeri nelle stanze dell’albergo alle porte dello Stadium. Anzi, c’è già chi ne sta approfittando: da Danilo a De Ligt, la quarantena si passa in famiglia bianconera. Probabilmente, da oggi anche Sarri si aggregherà al gruppo delle segrete stanze di hotel.

LAVORI - Ecco perché la struttura, anche in questi giorni di lockdown, è stata chiusa soltanto in parte: non può ricevere turisti, ma si è comunque attrezzata per ospitare i calciatori. Richiamati dalla cassa integrazione almeno quattro dipendenti, tra chef, camerieri e inservienti; quest’oggi, altro giorno di pulizie e sanificazioni massicce in attesa di ospitare definitivamente i bianconeri. Mentre il mondo (anche quello alberghiero) prova a fissare una data per la ripartenza, la Juve inizia a ritrovarsi a un passo dal suo stadio.