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Il Derby della Mole è un qualcosa di più profondo dei 90 minuti in campo. Lo si vive in città, avvolta da un velo di sospensione che si spezza negli sfottò dei tifosi della squadra vincente. Lo si combatte, anche, nelle tribune di cemento, prefabbricate – quando le tribune ci sono – dei campi della provincia piemontese. Lì, dove osservatori di Juventus e Torino si sfidano a colpi di appunti sul blocknotes, per scovare i talenti del futuro e poi convincerli a sposare la propria causa.
 
 
Osservatori di Juventus e Torino che hanno scritto pagine sul giovanissimo talento a quei tempi in forza al Cuneo, Fabio Miretti. Come è arrivata la scelta di vestire il bianconero? La scelta non ha strettamente a che fare con il tifo, lo ha spiegato il padre Livio ai nostri microfoni mesi fa: “Eravamo al Cuneo e sono arrivati gli osservatori di Toro e Juventus. All’epoca al Cuneo c’era un presidente filo granata e ci aveva messo a disposizione un accompagnatore. Ogni 15 giorni si andava a Torino per allenarsi con il Toro. Nel mentre è arrivata la Juve. Anche lì abbiamo cominciato con un allenamento ogni 15 giorni, ma poi si bloccò tutto, perché aveva 7 anni e non c’era la possibilità di tesserarsi, abbiamo aspettato gli 8 anni. La Juve ci fece la proposta delle navette, lo venivano a prendere sotto casa e allora abbiamo deciso per questo, al di là che fossimo juventini, una questione economica e di comodità”.
 
A fare la differenza, tra Toro e Juve, dunque, un pullmino. Per fare la differenza, nel Derby della Mole di domani, ci vorrà altro. Grinta, spirito, attaccamento alla maglia: così si vince una stracittadina, così si puó tirare una boccata di ossigeno. In questo contesto può tornare protagonista proprio Fabio Miretti, finito ai margini nelle ultime partite, ma è uno che sa bene cosa vuol dire difendere i colori bianconeri.