Ed è proprio così, allora, che si spiega la sconfitta dei bianconeri contro il Milan. Perché la Juventus, ancora una volta, si è fatta trascinare dalla paura di perdere, più che dalla voglia di vincere. Perché Thiago Motta ha sostituito Dusan Vlahovic - che è sempre tanto discusso, che ha giocato un'altra partita opaca, ma che comunque rimane l'unico centravanti a disposizione - mandando in campo a gara ancora aperta Andrea Cambiaso, peraltro incomprensibilmente escluso dall'undici titolare. E perché lo stesso allenatore era pronto a lasciare di nuovo in panchina Kenan Yildiz, il talento più luminoso di questa Juve, e ha tenuto in campo per 90 minuti Teun Koopmeiners, non esattamente brillante in questo periodo.
Nessuno ha la bacchetta magica, e nessuno alla Continassa sembra avere la ricetta giusta per ritrovare presto una squadra vincente. Di fronte a un gruppo che sta affrontando un percorso di crescita e rinnovamento, composto da tanti giovani e pochi "veri" leader, sono però importanti anche le parole, parole che questa volta Thiago Motta non ha usato come avrebbe dovuto. Sarà che forse il motto di bonipertiana memoria non è ancora ben impresso sulla sua, di pelle.