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Ciclo. Posto giusto e momento giusto. Non c'è altra situazione, in questa linea spazio-temporale, che cambierebbe per quella che sta vivendo. Eh, e allora come si fa a non cadere nella tentazione di crederci sin da subito, sin dalle prime parole? 

Thiago Motta ha parlato e tutto il chiacchiericcio delle scorse settimane, quell'attesa mista all'ambizione, ma pure all'incertezza e alla paura di non essere abbastanza, si è fatta aria rarefatta. Quella boccata d'ossigeno che fai una volta aperta la finestra, solo quando metti in ordine i pensieri, scomponi le preoccupazioni. Due o tre colpi giusti, parole scelte con l'accuratezza di chi non ha paura di dire ciò che pensa: la "responsabilità" firmata da Miretti, il "talento" di Vlahovic che è da mettere però al servizio della squadra. Chiesa "un giocatore forte", ma come gli altri. Ci sembra tutto inevitabilmente più chiaro. E più leggero. 

Soprattutto, neanche per una volta Motta è sembrato fuori dal luogo di appartenenza, un alieno sbarcato su un pianeta sconosciuto, un urlatore in un mondo ovattato. E' stato aziendalista, per dirla alla Allegri. Non ha "tirato fuori un titolo", per dirla invece in gergo giornalistico. Ed è stato anche giusto così. Perché giusto era assecondare il flusso generato dal suo arrivo, appoggiare l'idea della società - che sembrano pure le sue per davvero, e sicuramente inizialmente lo sono state e lo sono tutt'ora - e mettersi un passo dietro lo stemma. Condividerne i valori, come "vincere" e quasi a ogni costo. Immaginare però di farlo diversamente, secondo la sua idea di gioco e senza scimmiottare nessun altro. 

I toni sono stati più pacati e c'era solo l'emozione della prima volta, per una volta non c'erano i ricordi a fluttuare o un grande senso di scetticismo. Sembra una nuova era esattamente perché lo è, e come ha detto il mister non c'era momento migliore. Una Juve che non vince oggi è una Juve più vicina a vincere domani. Dopo la morte e le tasse, non è che esistano certezze più robuste di una coppa alzata al cielo da un giocatore in maglia bianconera. 

Non sarà facile, ma in una frase di Thiago c'è tutto quello che ha pensato prima di firmare: "Qui c'è ogni cosa per far bene". Parlava di attrezzature e uomini, dell'importanza dello stemma e della fiducia. E parlava soprattutto di se stesso: da calciatore prima e da allenatore poi, è partito da poco ed è arrivato a tanto. Qualcosa vorrà pur dire.