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Troppo facile adesso, dopo la serata dello stadio Slaski di Chorzów, sottolineare il replay di questo inizio di stagione con la Juventus: Wojciech Szczesny in campo e Mattia Perin in panchina. Stavolta uno vestiva la maglia della Polonia e l’altro quella dell’Italia, ma la sostanza in fondo non cambia. A cementarla, vi è una prestazione da migliore in campo di Tek, capace di parare tutto fino alla zampata liberatoria di Biraghi al 92’.

MESSAGGIO TRA I PALI - Troppo facile, perché dopo la serata di ieri non è a Perin che si deve guardare, ma a Buffon. E’ sua l’eredità raccolta da Szczesny, che dopo una stagione di apprendistato - e la soddisfazione di 21 presenze tutt’altro che scontate all’ombra del migliore di tutti - si è cucito quel numero uno sulla schiena e lo sta portando con calma olimpica. Quando alla vigilia di Polonia-Italia gli hanno chiesto delle pressioni sul posto da titolare, la risposta è stata decisa: “Provo a non prestarci attenzione, così come a tutte le cose create ad arte dai media”. Detto fatto: super intervento su Jorginho, grande colpo di reni su Chiellini e prodigio su Florenzi. Una prova tale da far battere le mani anche al collega Donnarumma. La verità è che ormai il ruolo di Wojciech non è più in discussione, in Nazionale (al netto di Fabianski) e nella Juventus. Quella Juve che ha concesso appena 22 tiri nello specchio della porta agli avversari dall’inizio della stagione. Pochi, pochissimi, proprio quelli in cui è chiamato a fare la differenza un grande portiere. Szczesny lo è, e ieri ha mandato l’ennesimo messaggio: a Perin e Fabianski, sì, ma soprattutto a Buffon. L'eredità è in buone mani.

@mcarapex