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Dal panico alla gioia. Sudori freddi, mutismo, flashback di guerra: sono questi i sintomi dei tifosi della Juventus che, nei primi minuti di Italia-Macedonia del Nord, hanno visto Chiesa crollare a terra dolorante per toccarsi il ginocchio dopo un durissimo intervento. Proprio lì, all’Olimpico di Roma, lì dove avvenne il brutto infortunio ai legamenti del ginocchio sinistro, mentre oggi a far male era il destro.
 
Un po’ di ghiaccio spray, qualche test in campo, e tutti a sbirciare le espressioni di Chiesa per capire le sue condizioni. Qualche minuto e poi il via libera: era solo una botta. Qualche minuto e l’esterno esplode, si carica sulle spalle la Nazionale, come fatto anche durante la vittoria dell’Europeo, e con una doppietta nel finale di primo tempo si prende la scena. Qualcuno, nei mesi scorsi, aveva avanzato dei dubbi sul suo attaccamento alla maglia azzurra: dubbi che evaporano via con la stessa velocità con la quale Chiesa semina i difensori macedoni.
 
Insomma, su di lui ha pienamente ragione Luciano Spalletti: è un fuoriclasse. Contestualmente si apre il dibattito. Questo Chiesa sta bene, benissimo, la condizione atletica non è e non può essere un tema. Ma, allora, perché alla Juventus questo Chiesa non si vede? In Nazionale, gioca esterno e non sottopunta, gioca in un sistema più propenso alla manovra offensiva dove non è costretto a prendere palla e ripartire, tante volte da solo. Le differenze sono tante e fanno emergere delle riflessioni sul suo rendimento in bianconero.

Riflessioni, su gioco e rendimento, sulle quali, anche se indirettamente, interviene lo stesso Chiesa nel post partita. Dichiarazioni che, se lette con in mente la Juventus, con in mente le parole dello stesso calciatore nella prima fase della stagione - il calcio "moderno" -, fanno capire cosa preferisca: "Non è blackout è voglia di giocare a pallone, come vuole il mister siamo propositivi, è la bellezza di questo, puoi prendere delle ripartenze".
 
Indicazioni importanti anche per l’altro juventino in campo, Federico Gatti. Ha giocato da centrale nella linea a tre, invece che da braccetto destro. Ha avuto compiti, e li ha svolti bene, di prima impostazione e si è conquistato un rigore. Insomma, nuove opzioni che il ct Spalletti sperimenta sul campo dell’Olimpico e, perché no, potrebbero tornare utili anche alla Juventus.