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L'atteggiamento di Adani è stato sbagliato. Quello di Allegri? Pure. Qui ci mettiamo ombrelli enormi affinché non ci piova il minimo dubbio. Però... però sto con Max. Sto con Max perché è proprio come ha detto lui: lezioni di tattica, di gestione, di filosofia calcistica, da un opinionista che ha avuto un'ottima carriera - ma senza vantare grossi luccichii nel palmarés - sono pensieri che vanno certamente rispettati, ma anche corretti appena provano a sfociare in arroganza. E quello di Adani, che è partita da lontano, è stata un lento avvicinarsi all'inevitabile declino mediatico. Di punzecchiature ne è piena la tv, ma poche 'campagne' sono state così pretestuose e presuntuose. 

PAZIENZA FINITA - La vera pecca di Adani, in fondo, è stata quella di dimenticare il contesto e le innovazioni. Vero che la Juve non esprima un calcio pittoresco o in preda a qualsivoglia 'garra' tanto fedele all'opinionista, ma questa stagione è stata profondamente diversa dalle altre. Ci sono stati infortuni, troppi; c'è stata la paura di scivolare sul più bello e la grande impresa di Madrid. C'è stata la prima parte di stagione, poi, in cui lo stesso opinionista non ha avuto dubbi sulle costruzioni di gioco della Juve. Fluide, efficaci. Finalmente piene di verve e di seria condizione fisica. Tralasciando le vittorie, i record, la stagione - comunque strepitosa - dell'intera squadra: criticare Allegri, a fine stagione, quando le motivazioni sono scese e la voglia è solo quella di non fare brutte figure, che senso ha? Farlo con spocchia, poi, porta inevitabilmente allo scontro. Da persona intelligente, Allegri ne avrebbe volentieri fatto a meno. Da amante del proprio lavoro, alzare la voce contro il rischio d'invalidare un'incredibile storia è stato un atto dovuto.