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Un tiro da fuori, una deviazione di pura sfortuna. La Juve che cade, ancora, per la quinta sconfitta in un campionato complicato e che rischia di diventare disastroso. Chissà se l'ha vista, Cristiano Ronaldo. Nessun segnale sui social, ma tutte le sue idee su questa Juve sono state confermate: c'è solo la proposta, non c'è la messa in pratica. C'è una bella corsa, ma è fluida solo per 45 minuti. Ci sono Morata e Dybala, neanche l'ombra di un bomber. Non c'è Cristiano. E nessuno sa fare Ronaldo. 

Ecco, è la controprova di come la dipendenza da CR7, quella teorizzata e contestata, in realtà sia l'unico punto fermo in una stagione fluida come il modulo costantemente confermato da Andrea Pirlo. E però la Juventus fatica, lo fa pure contro un'Atalanta aggressiva eppure non esattamente irresistibile. In cosa manca? Principalmente in cinismo, certamente in pericolosità in area di rigore. Poi, il crollo nel finale: la deviazione di Alex Sandro che racconta come la fortuna finirà per premiare sempre e comunque gli audaci.

Cuadrado, De Ligt e Chiellini. Chiesa si è fermato e Dybala non ha risolto né la partita, né la sua situazione bianconera. Resta in bilico, così come il futuro di Alvaro Morata. Lo spagnolo più di tanti altri è l'elemento discordante di una squadra con principi solidi e per nulla in grado di sferrare un colpo deciso e decisivo. Per carità: una partita non fa un indizio. Ma l'ultimo periodo costituisce una prova, pure bella evidente: può essere il nove della Juventus, il terminale offensivo nel momento del bisogno? I numeri lo coccolano perché l'inizio è stato mostruoso: poi si è perso. E ha perso la Juve. 

In attesa di capire cosa voglia dire questa sconfitta a Bergamo - e lo decreterà solo la gara tra Napoli e Inter - Pilro si riporta a un passo dal crollo. Di squadra e personale. Saranno giorni caldissimi e questo è l'attimo più rovente: tutte le volte in cui la Juventus è stata chiamata ad essere Juventus, non l'ha mai fatto.