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Il mercoledì dell’Allianz Stadium ha confermato una tendenza chiave per Dusan Vlahovic: il serbo si esalta quando la sfida lo pone faccia a faccia con altri grandi centravanti, siano essi già affermati o emergenti. È una sorta di sfida nella sfida, una scintilla che accende la sua vena realizzativa.

In patria, lo ha dimostrato contro l’Inter, davanti agli occhi di Marcus Thuram e Lautaro Martinez, segnando e lasciando il segno. Ma è in Champions League che questa caratteristica si amplifica. Due gol a Lipsia in risposta alla doppietta di Benjamin Sesko, una rete a Lilla dopo il guizzo di Jonathan David e, infine, il sigillo a Torino contro il temutissimo Erling Haaland, abilmente neutralizzato dalla difesa bianconera. La sua fame di gol, però, non si limita alle grandi sfide. Bruges e Benfica potrebbero non avere numeri 9 altisonanti, ma i gol di Vlahovic saranno comunque indispensabili per la Juventus. La continuità di rendimento, sia nei confronti di avversari di prestigio che in partite apparentemente meno glamour, è ciò che rende il serbo un riferimento insostituibile per i bianconeri.