Anche Repubblica, oggi in edicola, ha proposto la sua analisi. Eccola: "Oggi, delle 20 squadre di Serie A, nessuna ha in rosa 4 calciatori oltre i 22 anni cresciuti in casa propria. La Sampdoria è la squadra che ne ha di più, tre, mentre cinque squadre non ne hanno saputo indicare nemmeno uno: tra queste, c’è l’Inter reduce da due scudetti Primavera consecutivi. Altri club non sono riusciti nemmeno a completare la lista dei 4 formati in un qualsiasi vivaio italiano (l'unica attenuante è la soglia quest'anno alzata da 21 a 22, che consente di utilizzare giovani "italiani" sotto quell’età senza inserirli in lista). Nove club su venti di Serie A non hanno mai schierato in questo torneo giocatori usciti dai propri settori giovanili. Non necessariamente giovani, non per forza italiani. Ma ragazzi che, come da criteri Figc, abbiano passato almeno 3 anni nel vivaio. Tra queste, anche la Juventus - ha in organico Rugani e Kean, ma non li ha mai impiegati - e l’Inter, la quale ha però in rosa solo il terzo e quarto portiere, Berni e Di Gennaro, cresciuti alla Pintina. Molti club hanno deciso di scaricare i propri giovani con l'obiettivo di centrare plusvalenze facili, le stesse su cui sta indagando Procura della Figc.
Curioso che nell’elenco dei "cattivi" finisca l’Atalanta: il vivaio è rinomato, ma l'unica promozione in prima squadra va trovata nell’attaccante Barrow, che nelle giovanili bergamasche ha passato giusto 18 mesi, di cui solo 12 da tesserato. Discorso analogo per Okwonkwo del Bologna e Kiyine del Chievo: complicato definirli giocatori cresciuti con queste squadre. Sono pochi i club da 'salvare': il Milan di Cutrone, Donnarumma e Calabria più la Roma di De Rossi, Pellegrini e Florenzi. Ci sono anche la Lazio di Strakosha e delle comparse Murgia e Cataldi e il Cagliari di Sau e Barella. Le altre fanno poco. O nulla".