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Il mondo del calcio affronta la crisi. La pandemia e la chiusura degli stadi a causa dell'emergenza Covid mettono in seria difficoltà i club, che ora chiedono un aiuto alle istituzioni per scongiurare l'alto rischi di un default. La Serie A in particolare è in agitazione: dopo che nelle passate settimane ha provato più volte a sensibilizzare il governo Conte sulla delicatezza del tema, non ricevendo però alcun riscontro, ora alza la voce. Mancano i ristori economici per i mancati introiti da stadio e non solo, ma ciò che più preme è il tema stipendi, con il saldo degli ultimi del 2020 fissato per il prossimo 16 febbraio. Pochissimi club hanno attualmente la liquidità per mettersi in regola ed evitare sanzioni da parte della FIGC.

LA RICHIESTA - Alla Federazione si è rivolta la Lega Serie A in questi giorni, chiedendo di posticipare di due mesi il pagamento delle mensilità residue, scontrandosi con le incognite presentate dall'appuntamento elettorale del prossimo 22 febbraio. Come riferisce Il Corriere della Sera, le società del massimo campionato, che versano ogni anno circa 1,3 miliardi di euro allo Stato di tasse, invocano al più presto un confronto con le massime istituzioni del governo per rimandare di qualche mese almeno una parte del lordo sugli ingaggi dei propri tesserati, calciatori e allenatori in primis. Una battaglia quest'ultima appoggiata anche dall'Assocalciatori presieduta da Umberto Calcagno: "La richiesta di posticipare il lordo è stata ottenuta da altri settori industriali, è un ragionamento di sistema e ben venga. Se invece dobbiamo ripartire da dove ci eravamo lasciati, dai tagli agli stipendi, allora non va. Abbiamo concluso le rinegoziazioni a settembre e oggi il 50% delle società paga con puntualità".