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Se c’è un calciatore che dà da lavorare all’”ufficio facce” quello è Dusan Vlahovic. Istintivo e incapace di nascondere le emozioni e questo si è visto, una volta di più, nella serata di Marassi. Una serata difficile per la Juventus, che non è riuscita a superare la Sampdoria; una serata difficilissima per l’attaccante serbo: poco servito, nervoso, poco più che anonimo in fase offensiva se non fosse per l’assist sul gol – poi annullato – di Rabiot.
 
E dire che in fase di riscaldamento era sembrato piuttosto motivato, andando a spronare i compagni e confrontandosi con gli esterni che provavano i cross: “voglio che la mettete così”. Dal fischio d’inizio in poi, però, la serata genovese di Dusan diventa un incubo. Nella prima parte del primo tempo il primo richiamo ai compagni: palla di Kostic nel mezzo e nessuno ad occupare l’area: “Dobbiamo salire”. Poco dopo l’occasione sui piedi di Cuadrado che non passa palla e prova la conclusione, scambio di opinioni tra i due con un Vlahovic deluso del mancato assist. In tutto questo, a raccontare il primo tempo è un dato che deve preoccupare tutti, non solo l’attaccante: il numero 9 ha toccato 3 palloni in 45’, il peggiore di tutti i 22 in campo, tutti nella metà bianconera.
 
Un po’ meglio nella ripresa, quando serve l’assist e trova più spazi in profondità, maggiormente servito dai compagni. Nel complesso, però, una serata che passa tra una faccia corrucciata e una corsa a vuoto. La solitudine del numero 9, il nervosismo del campione che vuole fare la differenza: i fantasmi della passata stagione non sono stati scacciati.