1
E' una notte bella. C'è Inter-Juve, a San Siro, che si riempie e seppur al 75% fa un certo effetto. C'è tanta gente, circa 57mila persone, maglie e colori diversi, una maggioranza nerazzurra, spiccata ma non troppo come spesso succede in quel di Milano. L'atmosfera è calda, il Derby d'Italia non può essere una gara come le altre. La Juve si presenta non proprio al meglio e un po' subisce la pressione di uno stadio che si riscopre sold out per una gara così, qualcosa che fino a poco tempo fa faticavamo a immaginare potesse succedere di nuovo, almeno nel breve termine. La accusa, mentre l'Inter spinge e si spinge in avanti supportata a gran voce dal suo stadio.

I nerazzurri passano: botta di Calhanoglu, incrocio e sulla respinta è fortunato Dzeko, che segna a porta vuota. Vantaggio, con la Juve momentaneamente in 10. La pressione c'è, le occasioni latitano per i nerazzurri, che però sembrano più carichi di gamba, più decisi, mentre la Juve tiene il pallone, riparte, ma non è mai cattiva quanto servirebbe. La sensazione che dà, infatti, è quella di una squadra che ha i mezzi per pareggiare, ma non è abbastanza compatta nel salire e pungere. Sfiora il pari con Morata, con Alex Sandro e Chiellini in mischia e poi ancora con Cuadrado, ma subisce la pressione fisica dell'Inter e fatica. Soprattutto quando recupera palla non ha gamba per ripartire, immediatamente accerchiata e chiusa da un'Inter che la stringe nella morsa e va a caccia di ogni pallone vagante con rapidità.

LA SVOLTA SALTATA - La Juve sbaglia l'approccio alla gara, va sotto e non reagisce in maniera convinta, forse anche per gli interpreti scelti dal 1' da Allegri. Lo stesso Allegri che può cambiare il volto della gara al 18'. Il suo piano iniziale si ferma con l'infortunio di Bernardeschi, che stava trovando continuità nel ruolo ibrido interno/esterno che gli chiede, ma Max decide di non stravolgere tutto, anzi. Dentro Bentancur e tutto come prima. Esatto, come prima. La Juve fatica e l'Inter più in controllo, con qualche pericolo per i bianconeri anche se di tiri ne arrivano pochi. Ci si chiede: dov'è Chiesa? In panchina, con Dybala, mentre Allegri va dritto per la sua strada. I due non si scaldano nemmeno nell'intervallo, anche se si capisce che questa Juventus ha bisogno di loro per svoltare. Morata è isolato, combatte come può, ma Kulusevski non si trova e non lo trova, e nemmeno McKennie lo supporta. 

LA SVOLTA VERA - Chiesa e Dybala si alzano dalla panchina ad inizio ripresa, ci vogliono 20' netti prima del loro ingresso. Lì, la svolta. La Juve, che già aveva alzato il baricentro, domina. Dybala illuminante dà tutto ciò che era mancato: idee, qualità e tempi giusti. Chiesa è sempre un campanello d'allarme pronto a suonare e l'Inter si impaurisce. Poi, dopo la lunga pressione, ecco il rigore. E il pari: meritato. Un tempo per parte, un punto per parte. La Juve vera non può fare a meno di Dybala e Chiesa, se stanno bene: di nessuno dei due, meno che mai insieme. Allegri lo sa, ma in una serata così sbaglia anche lui. Lui che con le sue formazioni "particolari" ha indirizzato in passato qualche big match a suo favore, forse accusa un po' di disabitudine a queste partite così importanti. La strada, però, pare tracciata: il talento va messo in campo, così è un'altra Juve.