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Chi si può appassionare al derby ligure tra Albissola ed Entella? Con grande rispetto delle riviere, mete sfruttate delle nostre estati al mare, forse un migliaio di savonesi (Albissola Superiore e inferiore assommate) ed altrettanti chiavaresi. Mica per altro si definisce “calcio minore”, quello che raggruppa una pletora di squadre locali, testimoni della diffusione dello sport nazionale lungo la penisola e poco altro. Lega Pro è la definizione un po' sofisticata, per nobilitare la vecchia serie C. Operazione ormai obsoleta se si pensa che da almeno 30 anni gli spazzini sono diventati operatori ecologici ed i bidelli i referenti scolastici.

Ebbene, lunedì prossimo, il maggior dirigente del calcio minore che non riesce a far quadrare i conti e nemmeno mettere una parola fine alla compilazione dei calendari una volta per tutte, correrà da solo (gli piace vincere facile, già così lo si può avvicinare all'Inter) per la poltrona di presidente della F.I.G.C. Chissà, magari come primo provvedimento cercherà di capire dove sistemare l'Entella, prima della giornata che contempla il derby delle riviere, se no i duemila tifosi se ne staranno a casa, per la disperazione dei salvadanai a forma di porcellini, in mano ai cassieri dei due club. Mai scherzare sulle palanche con i liguri, mai.

Nossignori, il dott. Gravina, nonché Gabriele, come l'omonimo arcangelo è già in vena di annunciazioni. Il primo provvedimento è quello di contare gli scudetti della Juventus. Anzi no. Pare che sia sprovvisto di pallottoliere e che, al di la della diffida nei confronti della Juve, non si possa andare. Quindi il primo provvedimento non serve a nulla. Cominciamo bene.

Il dottor Gravina si presenta nelle vesti di un nuovo Martin Luther King. Folgorato sulla via che da Castellaneta, suo paese natio, porta a Roma confessa di avere un sogno (“I Have a dream…”): l'introduzione dei play off nel massimo campionato. Proseguiamo peggio.

Vorrei capire bene. Nel momento della stagione in cui le squadre migliori, la Juventus ad esempio, si apprestano ad affrontare semifinali e magari finali delle coppe europee, questo illuminato signore della campagna tarantina vorrebbe azzerare l'intera stagione e ricominciare da capo. Tipo: hai battuto la Roma all'Olimpico? Scòrdatelo. Hai perso in casa con il Frosinone? Chissenefrega, tanto poi si azzera tutto. E proprio nel più bello, quando sei concentrato sulla Champions e nei play-off applichi il turnover, qualcuno più fresco di te ti butta fuori, anche se nella regular season gli hai dato 25 punti di distacco.

E pensare che il campionato a gironi di andata e ritorno è una formula universalmente riconosciuta col nome di “girone all'italiana”. Naturalmente fino a lunedì, perché se passa la follia di Gravina, perderemo un altro tassello della nostra memoria storica, in ossequio alla cultura americana del play-off applicato anche alla coda in famiglia per andarsi a lavare i denti. Tanto gli americani amano le pose con lo spazzolino in mano, fanno tanto “family”.

Da chi prenderà i voti, il nuovo “Tavecchio”? Dai dilettanti, dalla Lega Pro, dagli arbitri e dagli allenatori. Ti pareva! Tutti tranne i calciatori di Serie A, quelli che mantengono il movimento, lo alimentano attraverso gli introiti delle loro prestazioni. Pare che anche la Lega (quella davvero Pro, come professionisti) abbia forti dubbi, ma la maggioranza vince. Il calcio italiano è l'unico luogo astratto in cui la maggioranza vince; in tutti gli altri posti le minoranze la fanno da padrone. 

Così, tra una contata di scudetti senza pallottoliere ed un sogno che ha tanto le sembianze dell'incubo, ho il sospetto che per l'ennesima volta qualcuno dietro le quinte azioni le scelte che guideranno l'ennesima "utile" mano, non tralasciando di danneggiare, laddove fosse possibile, in parole, opere ed omissioni una delle poche realtà invidiate all'estero del calcio italiano. Dopo 7, forse 8, anni di questa solfa, si deve pur fare qualcosa, perdiana.
Una cosa è per me certa fin da ora. Di Gravina preferivo la Carla che si crogiolava sul ponte di Brooklyn, con un chewingum in bocca e “Whole lotta love” dei Led Zeppelin. Di gran lunga, per lo meno a New York i ponti reggono.

I commenti dei tifosi al sogno di Gravina nella nostra gallery!