A onor del vero, già nella conferenza di presentazione del 26 giugno 2019 Sarri aveva messo le mani avanti: "Bisogna arrivare a innescare la propria filosofia di calcio, ma più sali nella scala dei valori più bisogna rispettare le caratteristiche dei giocatori". Si trattava però di un ingresso in punta di punta di piedi in un ambiente nuovo. In quel momento era giusto portare rispetto e cautela, ma sotto sotto siamo sicuri che l'ex allenatore di Chelsea e Napoli contasse di mettercela, prima o poi, la propria impronta su questa Juve.
E invece no, non è accaduto. E ora sappiamo anche che, secondo lui, non accadrà mai. Sarri si è arreso, a febbraio, a causa soprattutto di tre motivi...
RONALDO - Quando in squadra c'è un re, l'allenatore non può essere il re. Sarri era partito pensando che Ronaldo potesse giocare a sinistra in un 4-3-3 puro. Un gravissimo errore di valutazione. Ieri, il tecnico è arrivato a una conclusione che a noi sembrava ovvia fin dal 13 novembre: "Ronaldo è un centravanti che parte decentrato". E già questo basterebbe a smontare le illusioni di Sarrismo: CR7, per la sua storia e la sua forza, in campo va dove vuole, dove lo portano l'istinto e il fiuto per il gol. Utopistico pensare di inquadrarlo in uno schema fisso, all'allenatore spetta solo il compito di mettere la squadra nelle migliori condizioni per servirlo al meglio, cosa che comunque non si è ancora vista.
DYBALA E HIGUAIN - Entrambi sul piede di partenza in estate, e poi rimasti giocoforza alla Juve, i due argentini rappresentano un ulteriore problema nell'ottica sarriana. Perché Dybala e Higuain sono sì compatibili fra di loro, e lo hanno dimostrato nelle stagioni 2016-17 e 2017-18, ma lo sono molto meno quando uno dei due gioca in coppia con Ronaldo o quando lo fanno entrambi, in un tridente che forse ha visto la sua fine la sera della sconfitta con il Napoli.
PJANIC E IL CENTROCAMPO - Pronti via e Sarri ha fatto subito fuori quello che nella parte finale della scorsa stagione era stato il miglior centrocampista della rosa, Emre Can. L'allenatore ha privilegiato i 'vecchi' Khedira e Matuidi, e ha fatto di Pjanic il perno del suo gioco: "Deve toccare 150 palloni a partita". Il bosniaco è partito bene, con un inizio stagione esaltante. Poi, fra acciacchi e contromisure trovate dagli avversari, senza che al contempo Sarri orchestrasse delle contromosse, il numero 5 si è andato spegnendo, e con lui gli sprazzi di bel gioco che la Juve aveva mostrato con l'Inter, contro il Napoli all'andata e a Madrid contro l'Atletico.
Detto questo, a febbraio Sarri è primo in classifica, ha vinto il girone di Champions ed è in semifinale di Coppa Italia. Per questi risultati, però, andava più che bene Allegri. Da Sarri invece ci si aspettavano risultati e gioco. Che non è arrivato e che, ce lo dice proprio Sarri, non arriverà mai.