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Non sarebbe così assurdo immaginare che Maurizio Sarri stanotte dorma poco, in modo inquieto. Sta nel personaggio, del genio nevrotico che si alza verso le cinque del mattino, che usa la scusa del cane Ciro - che neanche vuole uscire e dorme pesantemente - per andare a fare una lunga passeggiata, tra il fumo delle prime sigarette della giornata (o le ultime del giorno prima, punti di vista) ed il buio silenzioso che si può assaporare solo quando l'alba è ancora lontana. Passeggia, stringendosi nel giubbotto, tirando qualche colpo di tosse, con Ciro alle spalle che si chiede perché, che si chiede cos'abbia fatto di male per finire in questa pessima situazione. Sembra che il guinzaglio sia montato al contrario, con Sarri - così umorale - che "tira" e Ciro dietro che si arrabbia, come farebbe se fosse il padrone. 

Sarebbe affascinante pensare che sia così, anche se non c'è la certezza che Ciro segua Sarri anche in trasferta. E nemmeno che il tecnico della Juventus patisca la pressione come è stata descritta poc'anzi. Alcune cose, però, sono certe e su questo difficilmente si può essere smentiti. Il passato. Ed il passato ti tradisce, quando è stato troppo bello per essere dimenticato in fretta. Per amore verso il tifo, non tanto per quello della propria squadra, quel rapporto che c'è stato tra lui e la città di Napoli è qualcosa che va applaudito, non preso come scusa per attaccare. Perché a prescindere dal rapporto tra Juventus e Napoli, è il calcio stesso che ringrazia per aver vissuto ancora una volta il romanticismo di un tempo. Altrimenti, sarebbero solo numeri e freddi calcoli. 

Gli stessi che, probabilmente, Sarri si ripete da solo, facendo marcia indietro e riportando Ciro a casa. Il sole è ancora lontano dal sorgere, anche a Napoli. Nei due anni che ha lasciato, ha girato l'Europa, ha parlato in inglese per lavoro, si è persino messo la cravatta, alla prima presenza nella sala stampa dell'Allianz Stadium. Il rivoluzionario però, non è sopito del tutto. Anzi, ha solo capito che bisogna cambiare linguaggio, per cambiare le cose là dove conta davvero. Ai piani alti, insomma. E proprio per preservare il piano più alto che occupa in questo momento, domani sera servirà la partita più spensierata possibile. Perché ragioni per perdere l'attenzione, potrebbero essercene anche troppe.