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Maurizio Sarri parla dal palco del teatro Garibaldi di Figline dove si sono festeggiati i 100 anni della società, dove ha giocato da calciatore: “Se è rimasto qualcosa degli inizi? Spero di sì, un mese fa mi hanno chiamato a Nyon per una riunione con i migliori allenatori al mondo e io ho detto al segretario della Juve ho detto: ‘Ma hanno chiamato me? Sei sicuro?’ Lo spirito è sempre quello, uno crede che le emozioni derivino dalla mediaticità dell’evento ma l’evento ce l’hai dentro. Le emozioni che ho provato a fare Sangiovannese-Montevarchi le ho provate poche volte da allenatore, anche di fronte a partite internazionali, di fronte a una finale europea. L’emozione dentro di noi non ha niente a che vedere con la mediaticità dell’evento. Spero che sia lo stesso e credo di si perché l’emozione è la stessa. A San Giovanni ho avuto la fortuna di avere Baiano ma mi piace ricordare quando ero piccolo, bisogna entrare in un’altra dimensione, la Serie A era qualcosa di lontano, si aspettavano le 10 di sera per vedere i gol sulla Domenica Sportiva e quindi a noi bambini sembrava un mondo lontano, i nostri eroi erano loro, erano anche i calciatori del Figline dove poi ho avuto la fortuna di giocare. Ho avuto la fortuna di giocare in prima squadra nel Figline con amici d’infanzia."

AMORE PER LA TERRA – "Io non abito più nel comune di Figline ma mi sento figlinese 100%, quando esco di casa vengo in piazza e mi dispiace un po' vedere che non è più la piazza di una volta. Stiamo cercando di mettere insieme un gruppo di amici per creare qualcosa, i modi burocratici li vedremo. Abbiamo 2-3 obiettivi importanti: il primo è quello di valorizzare tutte le associazioni sportive di Figline, non solo quelle di calcio ma tutte quelle sportive che sono aggreganti. Il secondo è di rivedere i figlinesi in piazza perché la piazza è nostra, creare eventi che possono essere culturali per riempire la piazza almeno nelle sere di estate. Il terzo obiettivo è difficile però ci piacerebbe molto rilanciare l’oratorio dei Salesiani".

SPORT – In platea c’è anche il padre che gli ha trasmesso l’amore per lo sport e il ciclismo: “Io sono strano, faccio l’allenatore di calcio ma se in tv c’è una partita e una tappa del tour de France io guardo il tour. Non ce la faccio, se ci sono i mondiali chiamo il ct dell'Italia Cassani perché voglio sapere tutto. Questo me l’ha insegnato certamente mio padre e poi mi ha insegnato il valore della vita, senza parlare”.

AMICI – “Nella vita gli amici sono quelli dai 6 ai 12,13 anni. Quando sei adulto fai conoscenze a volte si trasformano in amicizia, a volte sono momentanee e a volte di comodo. Queste sono amicizie per la vita”.

ALLEGRI – “Quando io allenavo la Sangiovannese e Allegri l’Aglianese pareggiammo 0-0 con zero tiri in porta. Finisce la partita e un mio amico mi dice: ‘Se siete due allenatori voi…’ Guarda qui la risposta


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