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La fase difensiva della Juve è un problema. Può sembrare un paradosso, è invece ciò che emerge dalla fredda analisi dei dati di questo primo scorcio di stagione. Quello che per anni, dapprima con Conte, poi con Allegri, è stato il punto di forza, l’inespugnabilità fatta dogma, è divenuto ad oggi il tallone d’Achille della squadra guidata da Maurizio Sarri.

I NUMERI - Il tecnico di Figline Valdarno glissa, minimizza: “Sicuramente bisogna migliorare, anche se abbiamo incassato poco su azione e molto su rigore o calci piazzati. C'è da evitare certe situazione dentro la nostra area, quello sì”. Acqua su un fuoco che inizia a far paura. Su 12 partite stagionali, tra campionato e Champions, in ben 8 la Juve ha subito almeno una rete. Solo 4 volte è riuscita a mantenere la porta imbattuta. Sono 8 anche i gol incassati in 9 giornate in Serie A, ai quali si aggiungono i 3 presi in Europa. 11 in totale, quasi un record (negativo) se paragonato al rendimento difensivo delle ultime stagioni. Nell’era Allegri c’è stata in un’unica occasione si è registrata una partenza peggiore, nel 2017/18, quando i gol subiti nelle prime 12 gare stagionali furono 13. Poi 6 nella scorsa stagione, nel 2016/17 e nel 14/15, 9 nel 2015/16. 

DIFFERENZE - Un insieme di dati statistici che ben riassumono quella che ad oggi è un’evidenza: la Juve di Allegri era una corazzata dietro, quella di Sarri va troppo spesso in difficoltà. Sofferenza sui piazzati, è indubbio, ma sarebbe troppo semplice etichettare un problema reale come se fosse quasi frutto del caso o di circostanze isolate. Certo, pesa e molto l’assenza di capitan Chiellini, leader tecnico e carismatico negli ultimi anni della retroguardia bianconera. De Ligt, il suo sostituto, sta facendo fatica. Il compito di Sarri sarà ora quello di restituire fiducia all’olandese e ad una difesa intera che non sembra essere da Juve. Non a quella Juve a cui eravamo abituati.