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Fabrizio Corsi è il presidente dell'Empoli e ha avuto il merito di lanciare nel grande calcio allenatori del calibro di Luciano Spalletti e Maurizio Sarri. Ha parlato di entrambi, che nel prossimo turno di campionato sfideranno il proprio recente passato (rispettivamente Inter e Juventus), ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Li ha definiti maniacali nella loro professione: "Non si distraggono, li vedo sempre molto concentrati: credo sia la loro forza".​

SPALLETTI - "Ricorderò sempre quando abbiamo vinto a Modena la finale dei playoff contro il Como. La mattina dopo io e lui siamo andati a trovare un nostro caro amico non vedente. È stata un giornata surreale, ci sembrava di stare su una nuvola, abbiamo parlato di tutto ed eravamo sereni. Ora quel nostro amico non c’è più, ma penso che da lassù stia vegliando su di noi". Poi un altro ricordo: "Avevamo appena vinto la B e lo portai a Castiglioncello. Voleva andare al Perugia, che gli faceva un corte spietata. Lo convinsi, gli dissi di restare, che fare un anno di A con noi gli sarebbe servito. E così è stato: ci siamo salvati ed è andato alla Sampdoria".

SARRI - Con Sarri, invece, partenza da incubo con 4 punti in 9 gare. "Prendevamo troppi gol, eravamo ultimi. Ma lui ha azzeccato la mossa vincente facendo giocare Hysaj e mettendo Saponara trequartista. E poi anche in A partì male. Dopo la terza o quarta sconfitta gli dissi che sarebbe stato decisivo lui, che a febbraio l’avrebbero aiutato quei giocatori che allora, all’inizio, stavano stentando. Gli ho anche rinnovato il contratto come gesto di fiducia e lui quella settimana ha vinto proprio contro la Lazio. Maurizio aveva un rapporto speciale con mio fratello, che ora non c’è più. Si chiudevano in uno stanzino dello spogliatoio a fumare, e non parlavano di sicuro di calcio. Preferivo lasciarli soli, anche perché quel fumo era insopportabile".