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Fare e disfare. E poi riprovare. Sembra una lezione da Karate Kid, invece è la vita a ostacoli della Juve a Lecce. Bene, benissimo per poco più di un'ora di gioco: poi la doccia fredda (il caldo del risultato al sicuro è stato prosciugato ancora da un intervento maldestro di De Ligt) e il taglio del nastro al festival dei rimpianti. Special guest? Oh, no: qui sono stati invitati proprio tutti. Dal centrale olandese a Paulo Dybala, passando per qualche imbucata spezzettata di Higuain e proseguendo con gli inserimenti poco continui dei centrocampisti. Un ruolo d'onore l'ha certamente avuto Bernardeschi: chiedere al web per credere, per ulteriore conferma ci sarebbe pure Gabriel. Incredulo davanti a un principio di gol fattosi palo esterno. 

IN NUMERI - Facciamo che ci intendiamo, in qualche modo: secondo le statistiche di squadra, la Juventus ha realizzato 25 tiri, di cui appena 4 nello specchio. Ora: a parte due miracoli dell'estremo difensore brasiliano (e un tentativo velleitario di Higuain), resta da capire come faccia una squadra da quasi il 90% di passaggi riusciti, 73% di duelli vinti a centrocampo, una quindicina di dribbling al seguito, a produrre così poco rispetto a quanto materialmente creato. Come se, prendendosi la briga di montare i Lego, alla fine venisse solo una solida base e quindi un vago accenno dell'immagine sulla scatola. Banalizzando la verità, vien fuori più tranquillità che ansia da marcatura: Sarri sa bene che è mancata precisione e cattiveria. 

CI PENSA CRIS - Lo sa dall'inizio della stagione che questa Juve, con Allegri cinica in maniera da far spavento (agli avversari), sapendo di poter produrre con estrema facilità pericoli offensivi quasi finisce per rilassarsi a un passo dalla rete. Accadeva anche al suo Napoli: spesso, prima di scatenarsi, gli azzurri dovevano sfiorare il brivido del gol più e più volte. Nelle intenzioni del mister, questo è però un neo da ridurre appena possibile. Come? Con la precisione di un laser, e cioè di un cecchino. Ci sarebbe sempre quel sette, per operazioni di questo genere. Quello che è rimasto a Torino, a torto o a ragione. Ha sempre poco senso rivangare nel 'senno di poi', figurarsi quando c'è di mezzo Ronaldo e la maniacale gestione di minuti e risorse mentali. Però Lecce può valere come monito: anche solo portarlo in gruppo avrebbe potuto fare la differenza. Cristiano non ha solo doti tecniche e atletiche fuori dall'ordinario: ti ricorda che nulla è scontato, tutto è da guadagnare.