NON AL TOP - Eppure, i buoni propositi servono a poco, quando manca la condizione. E per Sarri è ancora tempo di attendere: "Avendo accumulato tanti giorni di inattività - ha detto l'allenatore - il recupero è più lento, dobbiamo usare mille cautele vista la fragilità di questo ragazzo, dobbiamo riportarlo in condizione senza affaticarlo muscolarmente". Due sono i passaggi chiave di questa dichiarazione: il primo è facile ed intuibile, il secondo un po' più mascherato. Innanzitutto, la fragilità: questa è la descrizione perfetta del giocatore, un difetto che non per forza dipende dalla mentalità di Douglas Costa, ma che ne può pesantemente influire. Serve, pertanto, che il giocatore si senta sicuro, sicuro che una partita da titolare oggi non equivalga a dieci in infermeria domani. E con la paura, si fa fatica a dare il massimo.
DEVE GIOCARE - Sarri, però, ha lanciato anche il secondo messaggio. Prima a battuta ("Se c'è gioca" si è lasciato sfuggire con un sorriso) poi seriamente: il periodo di inattività che ha accumulato è indicativo di cosa serva a Douglas Costa. E al brasiliano serve giocare: quando riuscirà a trovare la sua migliore condizione, non sarà impronosticabile credere che Sarri avrà un problema in meno di formazione. Infatti, il tecnico toscano ne ha sottinteso la sua grande importanza tecnica e il giorno in cui dovesse rientrare nella rosa degli 11, Douglas rischia di non uscirci più. C'è quel "quando", però, che pende sulla sua testa come la spada per Damocle e rischia di diventare un problema più grande di quanto gli infortuni - di per sé - non siano mai stati.