commenta
Posato, tranquillo, con una battuta sempre a spezzare la tensione iniziale. Poi, la stoccata, il colpo di sciabola prima e fioretto poi, quasi a voler dimostrare che la fiacchezza di alcune risposte non è mancanza di motivazione, quanto la noia di certe domande che proprio non vuole sentire. Non vuole gossip Maurizio Sarri quando parla prima di una partita, in conferenza stampa. Un copione quasi già visto, in queste poche, ma già indicative uscite pubbliche in bianconero. Comincia con il sorriso, poi lo perde per far uscire l'orgoglio, perché si sente il suo orgoglio quando il discorso va dove vorrebbe: sul tecnico. Perché Sarri resta questo, un ex banchiere ed un allenatore di calcio: non si scappa al proprio passato e certo la plancia dell'Allianz non è il posto per parlare di trading. Di calcio, invece sì. 

Allora parliamone, si legge tra le righe di quando s'infervora: "Penso che domani sia una partita molto difficile, sennò qui si sta uscendo completamente dal tema di questa conferenza. qui bisogna parlare di Spal e mi sembra che nessuno stia parlando di Spal. Qui mi piacerebbe parlare di una partita che può essere anche difficilissima" dice Sarri, alla prima domanda mezza deviante. Quando si è parlato di Demiral terzino, della postura di Cuadrado e poi dopo dei sovraccarichi di Ramsey, Sarri è stato sul pezzo, posato, ma intenso nelle nozioni. Alle quisquilie sulle compatibilità, sugli intrighi di spogliatoio, no. Allora ammonito chi parla di Ronaldo-Dybala, espulso chi pensi che si parli male di Rabiot. Sarri affonda il colpo, ma poi sorride, quando si torna a parlare del gioco. Una strategia, un mantenere la tensione dentro e fuori dal campo, dentro e fuori lo spogliatoio, dentro e fuori la stessa sala stampa. Anche senza trombette a ritmarne il passaggio, il comandante può dirsi fiero del suo ruolo.