"Forse domenica la sfida con la Fiorentina, storica antagonista da Baggio a Vlahovic, provocherà una presa di coscienza almeno accennata. Una squadra, qualsiasi squadra, va sostenuta dai tifosi. Semplice. Vale per la Juventus oggi, come per il Milan ieri e l'Inter l'altroieri. Specificare che il tifoso paga il biglietto e perciò ha il diritto di protestare quanto vuole è una verità storica che non va banalizzata, per giustificarla" prosegue Sabatini. "Ed anche a costo di incorrere nelle rimostranze di quelli che - oltre che calciofili - si autoproclamano paladini di qualsiasi libertà da stadio, il tifoso ha il diritto di fischiare, ma soprattutto il dovere di tifare. Per la squadra, qualsiasi squadra. A prescindere dall'allenatore, qualsiasi allenatore. Poi la storia segnala che mai, nei cento e passa anni della Juventus, ci sia stato un capro espiatorio come l'attuale inquilino della panchina. La riconoscenza, bisogna ammetterlo, è passata di moda. Il riconoscimento delle competenze tecniche non è mai stato di moda. E gli scudetti di un periodo comunque recentissimo possono pure diventare rimpianto anziché memoria, nostalgia canaglia anziché medaglia. Ma sembra fuorviante e ingiusto ricondurre tutto ad un allenatore, che sia Allegri o Trapattoni o Lippi oppure DelNeri o Zaccheroni o Ranieri. Eppure, travisando lo slogan del compianto Renatino Rascel, "Allegri non si discute, si odia". Ma non è giusto. Punto".
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